Crisi dei chip: ecco la risposta di Ford

La casa dell’Ovale Blu ha stretto un accordo con “GlobalFoundries”, multinazionale dei semiconduttori

Nuove sinergie per nuovi orizzonti. Ford ha stretto un accordo con “GlobalFoundries“, terza fonderia di semiconduttori indipendente più grande al mondo, per arginare il calo delle vendite dovuto alla crisi dei chip.

Un problema sempre più persistente che sta gettando nello sconforto il mercato dell’auto. Secondo i dati ACEA (Associazione europea dei produttori di automobili) a novembre del 2021 si è registrata una diminuzione del 17,5% delle immatricolazioni nel Vecchio Continente (UE + EFTA + UK) rispetto a quelle maturate nello stesso mese dell’anno precedente. Si tratta del punto più basso dal 1993, cioè da quando l’associazione ha iniziato il monitoraggio.

Il malessere non ha risparmiato nemmeno Ford, che nella fattispecie ha incassato un -44%. E sul mercato italiano ha chiuso il 2021 con un -9,58% di vendite (80.989 unità) rispetto al precedente.

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Per non andar incontro a conseguenze più spiacevoli, la casa dell’Ovale Blu è passata all’azione. E ha stretto un accordo con “GlobalFoundries“, multinazionale californiana del manifatturiero. Due gli obiettivi. Equilibrare la domanda e l’offerta dei chip nell’automotive e accelerare l’innovazione tecnologica per l’industria automobilistica statunitense.

La notizia è stata ufficializzata lo scorso 18 novembre 2021 attraverso un comunicato congiunto. Massima soddisfazione da entrambe le parti. A cominciare da Jim Farley, presidente e CEO Ford“È fondamentale creare nuovi modi di lavorare con i fornitori per dare a Ford e all’America una maggiore indipendenza nella fornitura delle tecnologie e delle funzionalità che i nostri clienti apprezzeranno di più in futuro. Questo accordo è solo l’inizio e una parte fondamentale del nostro piano per integrare verticalmente le tecnologie e le capacità chiave che differenzieranno Ford nel futuro”.

Gli ha fatto eco, in un’intervista alla Cnbc, il vicepresidente della sezione “Vehicle embedded software and controls” della casa di Detroit, Chuck Gray: “Stiamo lavorando per rinnovare la nostra catena di approvvigionamento, aiuterà davvero ad aumentare la nostra indipendenza”.

Fiducia su questa nuova sinergia anche da Tom Caulfield, CEO di GlobalFoundries: “Il nostro accordo con Ford è un passo avanti fondamentale nel rafforzamento della nostra cooperazione e partnership con le case automobilistiche. Per stimolare l’innovazione, introdurre nuove funzionalità sul mercato più rapidamente e garantire un equilibrio tra domanda e offerta a lungo termine”.

Ancora non si conosce quando finirà la crisi dei chip. Secondo esperti del settore non prima del 2023. Per altri invece si dovrà attendere addirittura il 2024. Un’incertezza che si ripercuote anche su altri rami commerciali. Come l’informatica. In base all’ultimo rapporto Bloomberg, Apple nell’ultimo triennio del 2021 avrebbe ridotto di 10 milioni di unità la produzione dell’iPhone-13.

Per rimanere competitivi sul mercato, occorre quindi elaborare nuove strategie. Soprattutto per chi, tipo l’automotive, vive sempre più di elettronica al punto che i chip sono indispensabili per il funzionamento dei veicoli.

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Per evitare il tracollo, i costruttori sono stati chiamati a elaborare nuove strategie. Daimler AG punterà su chip più sofisticati con un inevitabile aumento dei costi del prodotto anche per modelli tradizionalmente economici. Altri, per esempio Renault, hanno già messo in preventivo un ribasso della produzione. E poi c’è chi, tipo BMW, ha stretto accordi con nuove piattaforme informatiche.

Il caos degli ultimi mesi ha riattualizzato la frase “Ogni crisi è un’opportunità”, adottata da molte imprese all’indomani dell’esplosione della pandemia. Come noi di Authos, che durante il lockdown investimmo sulla vendita online e poi sulla “pronta consegna” per rispondere proprio al problema dei conduttori. Perché le difficoltà sono sempre un’occasione per esplorare nuovi orizzonti.