Full, Mild e Plug-In

Tutti i volti dell’ibrido

Full Hybrid, Mild Hybrid e Plug-In Hybrid. Quante volte, guardando la tv o navigando su Internet, sentite queste parole mentre davanti ai vostri occhi sfreccia un’auto slanciata e fiammante? E quante volte vi siete chiesti che cosa volessero dire? 

La vostra curiosità troverà ora soddisfazione. Queste tre definizioni sono tutti i volti dell’ibrido, ovvero la combinazione tra motore termico ed elettrico. Una realtà sempre più diffusa nel mondo delle quattro ruote perché tappa intermedia verso il suo futuro: la mobilità sostenibile. Vale a dire riduzione dei consumi e zero emissioni di CO2 per una maggior tutela dell’ambiente. Una strada intrapresa anche da Authos, che nella sua flotta dispone di tutta la gamma green di Ford: Nuova Puma, Nuova Kuga, Fiesta, Focus, Mondeo, S-Max, Galaxy e Nuovo Explorer

Ma che cos’è con esattezza un’alimentazione full, mild o plug-in hybrid? E che cosa differenzia l’una dalle altre? Andiamo a scoprirlo insieme. 

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Partiamo dal full hybrid (HEV, Hybrid Electric Vehicle). Come lascia intendere il nome, “full” cioè “pieno, completo”, si tratta della versione originale dell’ibrido, che prevede due motori installati separatamente all’interno del veicolo: uno a combustione (benzina o diesel) e uno a batterie. Ambedue sono in grado di far muovere il mezzo, anche se l’elettrico in completa autonomia soltanto per una distanza di pochi chilometri. Questo accade perché la funzione principale dell’ibrido è un’altra: convertire l’energia cinetica, prodotta in fase di decelerazione o di frenata, in energia elettrica da adoperare in un momento della guida che invece richiederebbe un contributo massimale da parte dell’alimentazione termica. Come la partenza da fermo o la ripartenza nelle cosiddette fasi di “stop and go” (al semaforo, in mezzo al traffico, in prossimità dei passaggi pedonali, etc.). In circostanze di questo tipo, grazie all’attivazione dell’elettrico, si azzera l’impatto ambientale, impedendo le emissioni di CO2, e si ha il vantaggio di risparmiare carburante.

Il full hybrid è così perfetto per muoversi nei centri abitati e, a seconda delle disposizioni amministrative del luogo dove ci troviamo, può consentire di beneficiare delle strisce blu gratuite o dell’accesso alle ZTL. Infine, se si vuole fruire al meglio dei suoi vantaggi, occorre anche uno stile di guida più soft, che preferisce una parzializzazione del gas e una frenata più dolce ad arresti bruschi e partenze col pedale dell’acceleratore schiacciato a fondo. 

È invece conosciuto come mild hybrid (MHEV) l’ibrido leggero. Sia per il nome, sia perché più economico e più semplice dal punto di vista tecnico rispetto al full hybrid. Al quale, se è identico nella parte termica, si differenzia per quella elettrica, che nel mild hybrid ha dimensioni molto più ridotte ed è formata da una batteria a ioni di litio da 48V e da una piccola componente a metà tra un generatore e un alternatore, che può essere esterna al blocco motore (BSG, Belt Driven Starter Generator) oppure interna al cambio (ISG, Integrated Starter Generator). Pur avendo lo stesso funzionamento del full hybrid, il mild hybrid vede l’elettrico supportare il termico e non sostituirlo. Si attiva nella fase di decelerazione, solitamente sotto i 20 km/h, convertendo l’energia cinetica in elettrica, che entra in gioco nel momento della nuova accelerazione. In questo modo si riduce l’inquinamento di anidride carbonica e si garantisce alla vettura anche un piccolo booster, cioè un incentivo di potenza.  

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Alla consueta duplice alimentazione del full e del mild hybrid con annessa conversione dell’energia cinetica in elettrica nel momento di frenata o di decelerazione, il plug-in hybrid (PHEV, Plug-in Hybrid Electric Vehicle) aggiunge due peculiarità che lo rendono il formato ibrido più vicino all’elettrico puro: è dotato di batterie più potenti, che consentono di viaggiare a zero emissioni fino a un massimo compreso tra i 50 e i 60 chilometri con una velocità non superiore ai 130 km/h, e queste possono essere ricaricate anche attraverso fonti di energia esterna. Come una normale presa domestica oppure come le colonnine elettriche che si possono trovare lungo il tragitto. A tal proposito, il computer di bordo presente su questo tipo di mezzi ne facilita l’individuazione. I tempi di ricarica delle batterie variano in base alla loro tipologia e alla potenza della linea elettrica e possono andare dalla mezz’ora fino alle otto ore. Questa particolare motorizzazione ha una ripercussione sui costi dei veicoli plug-in hybrid, che sono più alti rispetto a quelli mild e full hybrid