Le signore della velocità

Storia di cinque fuoriclasse del nostro automobilismo

Venerdì 8 marzo si celebrerà la “Giornata Internazionale della Donna”, l’annuale ricorrenza per ricordare le conquiste sociali e civili delle donne nel corso della storia.

Un’emancipazione progressiva giunta dopo aver vinto numerose discriminazioni. Fra queste, anche la presunta inidoneità del genere femminile alle corse automobilistiche.

Un pregiudizio figlio dell’ignoranza. Come sempre accade in questi casi. Perché, fin dall’inizio del Novecento, il motorsport italiano racconta di numerose donne pilota. Con alcune di loro che hanno dimostrato come l’alta velocità non sia una peculiarità maschile.

Donne e motori
signore della velocità

Maria Antonietta Bellan in Avanzo

La pioniera delle signore della velocità. Di origini venete, nacque a Porto Viro (provincia di Rovigo) nel 1889, Maria Antonietta Bellan è stata la prima donna a correre la Targa Florio (1920), la Mille Miglia (1928) e ad aver provato a partecipare anche alla 500 miglia di Indianapolis. Dove non prese il via perché non superò le qualificazioni. Suo anche il privilegio di essere stata la prima donna a guidare sia un’Alfa Romeo che per la Scuderia Ferrari.

Soprannominata “la baronessa del volante” non per le sue origini, tutt’altro che nobili, quanto per aver sposato il barone Eustachio Avanzo, fu zia del regista Roberto Rossellini (figlio della sorella) e amica di molti intellettuali della sua epoca. Dal compositore Pietro Mascagni al poeta Gabriele D’Annunzio. Scomparsa nel 1977, è considerata uno dei primi simboli dell’indipendenza femminile italiana.

Ada Pace

Tra le più longeve e titolate signore della velocità d’Italia c’è la torinese Ada Pace. Nata nel capoluogo piemontese nel 1924, ereditò la passione per i motori dal padre. Nel secondo dopoguerra stupì critica e avversari, aggiudicandosi la “Torino-Sanremo” del 1951 a bordo di una “Fiat 1500 6C”. Soprannominata “Sayonara” (che in giapponese significa “Arrivederci”) come la scritta che applicava sul retro delle sue auto per far intendere ai suoi avversari che si sarebbero rivisti al traguardo, è stata una fuoriclasse delle gare a ruote coperte.

Dal 1957 al 1962 è stata campionessa italiana di velocità Gran Turismo. La sua vittoria più prestigiosa rimane comunque la “Targa Florio” del 1960, quando primeggiò nella categoria “1100 Sport” al volante di una OSCA. Cinque anni più tardi, dopo un incidente senza conseguenze durante il Rally di Sanremo, il suo definitivo ritiro dalle corse. Si è spenta ultranovantenne il 15 novembre 2016.

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Maria Teresa De Filippis 

Nata a Napoli l’11 novembre 1921 e ultima di cinque figli di un nobile, il padre distribuiva energie per l’irrigazione della Campania, è stata la prima donna pilota a qualificarsi a un gran premio di Formula-1. Accadde il 15 giugno 1958, in Belgio, a Spa. Scattò dalla penultima posizione al volante di una Maserati. Giunse decima e fu l’unica volta che vide la bandiera a scacchi. Perché a Monza e in Portogallo fu costretta al ritiro, mentre a Monte-Carlo non si qualificò.

L’anno successivo passò al team dell’amico-pilota francese Jean Behra senza però particolari fortune. E dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta in un incidente nel week-end del Gran Premio di Germania, abbandonò per sempre le corse. Soprannominata “Pilotino” o la “Diavola”, come la Pace è scomparsa nel 2016.

“Lella” Lombardi

Ci sono sia Ford che il Piemonte nella signora della velocità più celebre dell’automobilismo italiano. Perché Maria Grazia Lombardi, per tutti “Lella”, nacque a Frugarolo (Alessandria) il 26 marzo 1941. E perché entrò nella storia della Formula-1 grazie alla March motorizzata col celebre V8 Ford-Cosworth, che nel 1975 le affidò la terza vettura. Una scelta epocale anche per la presenza del marchio “Lavazza” come sponsor.

Il 27 aprile al Gran Premio di Spagna, tra qualche sorpasso e molta determinazione, risalì dall’ultima fila al sesto posto. Al 25°giro la Hill di Stommelen perse l’alettone e volò in mezzo alla folla. Quattro vittime, gara sospesa. Non si era coperto il 75% della distanza prevista, così punteggio dimezzato. Ma quel mezzo punto fu più che sufficiente perché “Lella” entrasse nella storia della Formula-1 come la prima, e finora unica, donna a conquistare punti validi per il campionato.

Disputò altre otto gare senza fortune, nel 1976 la sua ultima apparizione, poi soltanto corse stradali fino al termine degli anni Ottanta.

Si spense per un male incurabile a pochi giorni dal suo cinquantunesimo compleanno.

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Giovanna Amati

Se la storia delle signore della velocità italiane fosse un film, Giovanna Amati potrebbe esserne la produttrice e al tempo stesso recitare un cameo. Merito innanzitutto delle sue origini. Il padre, Giovanni, fu un importante industriale cinematografico. E la mamma, Anna Maria Pancani, una famosa attrice.

Lei, nata a Roma nel 1962, salì alla ribalta per la sua grinta nella seconda metà degli anni Ottanta tra Formula-3, Formula 3000 e un test a Donington con la Benetton. Nel 1992, per volontà di Bernie Ecclestone, il grande salto in Formula-1 con la Brabham. Una squadra però in crisi tecnica ed economica, che di glorioso aveva ormai soltanto il nome. Al punto da dover correre con le vetture dell’anno precedente. Lei mancò la qualificazione nelle prime tre gare, dopodiché lasciò il posto a Damon Hill.

Si dedicò quindi ai prototipi, togliendosi maggiori soddisfazioni come il terzo posto finale nella “Sports Racing World Cup – SR2 1999”.