Archivi mensili: Giugno 2023

Authos: perché la formazione aziendale è importante


Authos: perché la formazione aziendale è importante

Dal 2018 è un tassello del nostro modello di business

Il momento per capire subito se Authos fa per te. Dal 2018, la formazione aziendale è una tappa fondamentale per ogni nostra nuova risorsa umana.

Ideata e voluta dal nostro presidente e CEO, Francesco Di Ciommo, con la creazione della Ford Authos Academy, è un tassello di estrema importanza per il nostro modello di business. Perché consente alle persone che lavoreranno per noi sia di conoscere le loro mansioni che di avere un primo contatto con i reparti e con chi fa già parte della nostra realtà.

Ma non solo. La nostra formazione aziendale è innanzitutto un banco di prova perché ciascun profilo si renda conto se Authos sia o meno l’opportunità che fa al caso suo.

Una verifica che avviene al primo step. Quando si rovesciano i ruoli e a presentarsi non sono i singoli candidati. Bensì Authos. In un incontro collettivo illustriamo il nostro modello di business. Vale a dire, i valori della nostra filosofia aziendale, la nostra mentalità, la nostra organizzazione interna e il nostro modo di lavorare.

In questo modo mettiamo a disposizione delle future risorse tutti gli strumenti conoscitivi perché si possano fare un’idea precisa di chi siamo e valutare se Authos sia l’opportunità professionale che vanno effettivamente cercando. Ma c’è di più. Questa strategia ci consente di individuare fin da subito persone animate sì dalla volontà di fare bene il loro lavoro e però soprattutto motivate e pronte a dare qualcosa in più per l’azienda.

Chi arriva al processo di formazione, ha già superato la selezione dei candidati condotta dalla nostra Academy insieme ai responsabili di reparto, che scelgono le persone da sottoporre alla valutazione finale di Di Ciommo, intenzionato a conoscere tutte le persone che lavorano per noi.

All’indomani di queste fasi, inizia la formazione vera e propria. Avviene tutti i giorni con orario completo (dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19) e la sua durata è variabile. Può andare da un minimo di un mese a un massimo di due o tre per tutti i reparti. E poiché in Authos scegliamo soprattutto persone giovani, che spesso non hanno maturato esperienza nel settore automotive, il suo processo è globale e non investe esclusivamente le dimensioni del prodotto o della vendita.

Questa full-immersion ci consente di capire anche se una risorsa possa essere valorizzata in un altro contesto. Tra i compiti dei responsabili della Academy c’è, infatti, anche la supervisione dello svolgimento delle attività dei reparti. Nei quali, all’occorrenza, possono essere collocate risorse già presenti in azienda per migliorarne il rendimento.

Perché lavorare in Authos significa anche elasticità e capacità di adattamento. Due aspetti che presumono una continua volontà di fondo a mettersi in discussione e una predisposizione naturale al cambiamento. In poche parole, essere working in progress. Una peculiarità dello stesso processo

Centoventi volte “Auguri”, Ford!


Centoventi volte “Auguri”, Ford!

Il 16 giugno l’Ovale Blu spegne le candeline. Ma già pensa al domani

Da “The universal car” a “bring on tomorrow”. Quelli che sembrano due titoli da film, sono in realtà due slogan. Che racchiudono una storia. Quella di Ford, il colosso automobilistico statunitense, che il 16 giugno compirà centoventi anni. Un traguardo speciale e importante, che arriva in un’epoca storica per la mobilità del pianeta, in cammino verso la frontiera dell’elettrico. Una trasformazione storica, nella quale sta giocando un ruolo da protagonista, l’azienda fondata nel 1903 da Henry Ford.

Un ingegnere statunitense, nato nel 1863 da una famiglia della media borghesia (il padre era agricoltore) nella Dearborn oggi sede dell’Ovale Blu, con la passione della meccanica fin da ragazzo.

Alla fine del XIX secolo costruì il primo prototipo di auto con motore a combustione interna. E di lì a poco aprì la fabbrica che lo avrebbe reso celebre nel mondo. Grazie a un’intuizione: costruire un’automobile per tutti. A colpire Ford, di quel mezzo rivoluzionario per l’epoca, che fosse riservato a poche, privilegiate, persone. Allora decise di volerne fare un bene per le masse. “The universal car”, per l’appunto.

Uno dei punti di forza della storia della casa è sempre stata la capacità di vivere il presente, pensando al futuro. L’auto avrebbe rivoluzionato il mondo, bisognava però trovare il modo di far scattare la scintilla.

Così, ispirandosi al taylorismo, filosofia di lavoro teorizzata dall’imprenditore statunitense Fredrick Taylor e incentrata sulla razionalizzazione del ciclo produttivo, Ford inventò un sistema destinato ad aumentare la produzione senza peggiorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. Bensì migliorandole.

Era la “catena di montaggio“, che permise una drastica riduzione dei tempi di assemblaggio di una vettura: da dodici ore a sessanta minuti. Questa settorializzazione delle mansioni per ciascun lavoratore fu un triplice guadagno: perché aumentò le ricchezze, il profitto e gli stessi salari degli operai, che videro così crescere il loro potere di acquisto. A cominciare proprio dai beni da loro prodotti.

Fu il primo esempio di un altro caposaldo della filosofia dell’azienda: il capitale umano. “Le due cose più importanti non compaiono nel bilancio di un’impresa: la sua reputazione ed i suoi uomini” chiosò Henry Ford che, a sostegno di questo concetto affermò anche: “Non abbiamo bisogno solo di brave persone, ma di persone brave”.

Grazie alle loro qualità e alle loro capacità, Ford ha potuto raggiungere risultati straordinari. Dalla Ford Model T, uscita nel 1908 e nona auto di sempre più venduta al mondo con circa quindici milioni di esemplari, alla Ford Model A, prima vettura al mondo col parabrezza in lamina di vetro.

Dopo la seconda guerra mondiale, il boom definitivo. L’Ovale Blu espanse il suo marchio anche fuori dai confini a stelle e strisce, conquistando progressivamente i cinque continenti.

Dall’Europa, dove oggi si contano ben cinque stabilimenti (due in Germania, i restanti in Spagna, Romania e Turchia), all’Asia,

Perché guidare con attenzione fa bene all’ambiente


Perché guidare con attenzione fa bene all’ambiente

Tutti gli accorgimenti per una mobilità sostenibile

Guidare con attenzione vuol dire anche guidare per l’ambiente. Dall’ultimo report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente arriva un messaggio chiaro per gli automobilisti delle nostre strade. La virtuosità al volante sarà un contributo sempre più fondamentale per respirare un’aria più pulita.

Alla fine di aprile, l’EEA ha pubblicato il suo consueto resoconto sullo stato di salute del Vecchio Continente. E i risultati per l’Italia sono tutt’altro che lusinghieri. La nostra atmosfera è tra le più inquinate, con l’area della Pianura Padana a indossare la maglia nera a causa della massiccia presenza di fabbriche e industrie.

Ma a incidere su questo triste primato, sono anche le automobili ad alimentazione termica. Che in Italia sono ancora la stragrande maggioranza. A differenza di altri Paesi, come la Norvegia, da noi l’elettrico non si è ancora affermato. Sia perché sull’intero territorio non è presente una omogenea diffusione delle stazioni di ricarica, sia perché manca ancora una cultura della green mobility. Per la quale non possono essere sufficienti gli ecoincentivi statali, soprattutto se ridotti e destinati a esaurirsi in breve tempo.

Però, per respirare un’aria più pulita, occorrono anche comportamenti virtuosi al volante. Così da favorire una riduzione delle emissioni di CO2. Molto spesso non ci pensiamo, perché sovrappensiero o all’oscuro di queste conoscenze, ma la messa in atto di tutta una serie di piccoli comportamenti, può garantire un significativo miglioramento delle condizioni ambientali.

Partiamo dal motore. Una corretta manutenzione dell’impianto è un guadagno non soltanto per la meccanica. Ma pure per l’atmosfera. Quindi occorre cambiare con regolarità l’olio, assicurarsi che il suo filtro sia sempre pulito e cambiarlo quando è stato raggiunto il limite di chilometraggio indicato dal costruttore.

Altra componente alla quale prestare attenzione sono i pneumatici. La loro pressione è molto più importante di quanto sembri. Perché più sarà in regola con gli standard previsti, meno sarà il loro attrito sull’asfalto durante la percorrenza. Questo accorgimento, oltre a migliorare l’efficienza del veicolo, ci permetterà anche di impiegare meno tempo nel compimento del nostro tragitto e, quindi, di rilasciare meno anidride carbonica.

Altra forma di tutela è scaricare l’auto dai carichi superflui. Come portapacchi o portascì. Anche in questo caso, una minor resistenza equivale a una maggior efficienza. Ma è utile anche togliere dall’abitacolo oggetti che non siamo soliti utilizzare, perché non hanno niente a che vedere con la circolazione in auto. Spesso vengono confinati nel bagagliaio, facendo assumere al veicolo l’aspetto di un bazar a quattro ruote. Un intervento di questo tipo, oltre che per l’ambiente, è funzionale anche al decoro del mezzo stesso.

Ma possiamo fare qualcosa per l’ambiente anche quando siamo in viaggio. Per esempio, scegliere la modalità di guida ecofriendly. Cioè adottare misure funzionali a un risparmio di carburante.

Come l’utilizzo di marce alte, accelerazioni dolci, rispetto dei