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Strade ricaricabili: in Norvegia via all’esperimento


Strade ricaricabili: in Norvegia via all’esperimento

Novità storica nel Paese più avanti di tutti sulla mobilità sostenibile

Strade ricaricabili? Adesso si può fare.

L’incredibile notizia arriva dalla Norvegia, salita alla ribalta nelle ultime settimane per la prima strada che ricarica le batterie dei veicoli elettrici al loro passaggio. Precisamente, da Trondheim, città di poco più di 200.000 abitanti che si trova a 500 km a nord di Oslo.

Dove è stato inaugurato un tratto di strada, lungo circa 100 metri, che ricaricherà gli autobus, rigorosamente elettrici da anni, durante il loro passaggio. E senza l’ausilio di cavi dell’alta tensione o di altre infrastrutture. Bensì in modalità wireless.

Ma com’è stato possibile realizzare un progetto che potrebbe rappresentare una significativa svolta nel campo della mobilità sostenibile?

Merito di un progetto di ricarica a induzione finanziato dal governo norvegese, che ha investito 22,4 milioni di corone (l’equivalente di 1,12 milioni di dollari). Con i quali sono state realizzate delle bobine in rame, installate sotto l’asfalto, attraversati dal passaggio della corrente elettrica. Questa, mediante appositi sistemi di ricezione installati sui mezzi pubblici, viene così trasmessa ai loro generatori quando vi transitano sopra.

Le strade ricaricabili al momento rimangono comunque un esperimento. Al quale sono sottoposti quattro autobus, che testeranno soprattutto la capacità di tenuta di questo innovativo sistema. Soprattutto dal punto di vista meteorologico, considerando l’inclemenza meteorologica a queste latitudini.

Nell’attesa di conoscere le risposte, possiamo valutare i vantaggi di questa idea sicuramente avveniristica. Che non sono pochi. Innanzitutto, garantisce un notevole risparmio dei tempi di ricarica delle batterie. Perché si porrebbe fine alle soste nelle stazioni o presso le colonnine lungo il tragitto. E per i mezzi pubblici, dotati di alimentazioni molto grandi, il guadagno sarebbe notevole.

Un altro miglioramento economico riguarderebbe le infrastrutture. Con le strade ricaricabili assisteremmo a una drastica riduzione proprio di stazioni e colonnine. Che, se continueranno a esistere, saranno sicuramente in numero di gran lunga inferiore rispetto alle attuali.

Ciò consentirebbe anche un miglioramento della qualità del paesaggio con le aree preposte alla loro ospitalità che potranno essere riqualificate e, per esempio, trasformate in spazi verdi.

Certo, per avere strade ricaricabili la resistenza al meteo avverso è fondamentale. Come i tempi di costruzione di arterie stradali dotate di questo servizio, che per ovvi motivi non potranno essere biblici.

Oltre alla Norvegia anche altri Paesi sono al lavoro per una sperimentazione di questo tipo. Alla quale aveva già pensato la Svezia, come vi avevamo scritto un paio di anni fa. A breve dovrebbero sperimentarla anche Germania e Francia.

In un mondo alle prese con inevitabili problemi climatici come il riscaldamento globale, che obbliga a un ripensamento di usi e abitudini per salvaguardarlo, dalla Norvegia, Paese non UE e da sempre più avanti di tutti sul fronte della mobilità sostenibile, un esempio concreto che un altro pianeta, più sostenibile, è possibile.

Quando le auto divertono i più piccoli


Quando le auto divertono i più piccoli

I film e i cartoni animati più amati dai bambini

Auto e bambini. Un binomio vincente. Non solo nei negozi di giocattoli, ma pure sullo schermo. Grande o piccolo, non fa differenza. Perché nel corso del tempo, tra cartoni animati e film a tema, le quattro ruote hanno conquistato i cuori e le fantasie di più generazioni di fanciulli, accendendo una passione coltivata anche una volta diventati adulti.

E adesso che siamo in vacanza, quale miglior occasione che rilassarsi in compagnia di figli o nipoti con immagini che ci riportano alla loro età o che appartengono ai tempi moderni?

Un simbolo dei cartoni animati a tema motoristico sono le “Wacky Races – La corsa più pazza del mondo”. Un vero e proprio evergreen.

Ideato dai disegnatori statunitensi William Hanna e Joseph Barbera, divenuti famosi grazie anche ad altre icone per pargoli come l’orso Yoghi o Fred Flinstone, racconta le avventure di una ventina di personaggi, impegnati in una serie di gare in giro per gli Stati Uniti a bordo di automobili improbabili e stravaganti.

Dalla Macigno Mobile dei fratelli Slag al Vezzoso Coupé di “Penelope Pit-Stop”, passando per la Multiuso del professor Pending e la Spaccatutto del boscaiolo Rufus.

Indimenticabile, soprattutto, la Mean Machine del duo Dastardly-Muttley. Famosi per essere gli unici a non vincere nemmeno una corsa e finire quasi sempre ultimi nonostante i subdoli tentativi di Dastardly per mettere fuorigioco i rivali.

Le “Wacky Races” arrivarono in Italia nel 1980, ma erano nate negli Stati Uniti nel 1968. Quando il mondo conobbe Herbie, l’auto con il cuore protagonista del film “Un maggiolino tutto matto”.

Prodotto dalla Disney e a cura del regista Robert Stevenson, vide Dean Jones nei panni di Jim Douglas, pilota sul viale del tramonto che un giorno dal meccanico sotto casa si imbatte in una scombiccherata Volkswagen. Herbie, per l’appunto. Grazie alla quale ritroverà smalto e gloria. Perché la numero 53 a strisce rossoblu sembra dotata di sentimenti come un essere umano e si rivela inarrestabile come una fuoriserie.

Seguirono altri episodi. Tra i quali “Herbie, il maggiolino sempre più matto”, “Herbie sbarca in Messico” e, soprattutto, “Herby al Rally di Monte-Carlo”. Dove la numero 53 finisce al centro di un “giallo” legato al furto di un diamante, che si trascinerà fin sulle strade del Principato sulle quali si corre il Gran Premio di Formula-1.

Nel nuovo millennio, tra i film di auto per bambini, successo planetario per “Cars”, il cartone animato di John Lasseter del 2006.

Prodotto dalla “Pixar Animation Studios” in co-produzione con “Walt Disney Pictures”, racconta una storia sull’importanza di valori come amicizia e lealtà. Protagonisti sono Saetta McQueen, giovane e ambiziosa auto da corsa, e una galleria di simpatici personaggi. Tra i quali il carro attrezzi “Cricchetto” e “Fillmore”, furgone hippy che già vent’anni fa proclamava la bontà dei biocarburanti.

Con l’auto sul traghetto. Sì, ma come?


Con l’auto sul traghetto. Sì, ma come?

Tutti i consigli per un viaggio sicuro

“Signori, imbarco aperto. Ma fate attenzione”. Quante volte abbiamo sentito frasi di questo tipo, quando ci siamo trovati a prendere un traghetto con la nostra auto. Soprattutto in estate, mentre siamo in partenza per le vacanze e i porti sono affollati da migliaia di turisti.

Ma l’attenzione richiamata dal personale di bordo si estende anche a una serie di accorgimenti da tenere a mente sia prima che durante quei frangenti, affinché il nostro viaggio non si trasformi in un calvario. Vediamo quali.

Per prendere un traghetto, è innanzitutto indispensabile salirci. Quindi occorre non fare confusione tra biglietto e carta d’imbarco.

Perché il primo è il titolo di viaggio acquistato dalla compagnia di navigazione per la nostra meta. Invece la seconda, in alcune circostanze inglesizzata con la denominazione boarding pass, riporta i dati personali (nome, cognome, luogo e data di nascita) e le coordinate del viaggio (tratta, orario e data) insieme a un codice a barre, o un QR code, da mostrare al personale dell’equipaggio.

Una procedura solitamente accompagnata dall’esibizione del documento di riconoscimento (carta di identità o passaporto, ma non codice fiscale o tessera sanitaria) che conviene sincerarsi di avere con noi ben prima di arrivare al molo.

Altra importante accortezza quando prendiamo il traghetto con l’auto, è giungere al porto in largo anticipo.

Un tempo solitamente fissato in un paio d’ore rispetto all’orario di partenza, anche se ogni compagnia di navigazione ha i suoi protocolli. Per cui conviene sempre controllare il loro sito internet per non sbagliare e non complicare la procedura di caricamento dell’auto, che altrimenti potrebbe ripercuotersi sui tempi di viaggio.

Questo perché le vetture vengono imbarcate tenendo conto delle loro dimensioni e delle loro caratteristiche. Per esempio, quelle alimentate a gpl sono sistemate in determinate zone del garage.

Una volta sistemato il mezzo, è fondamentale tenere a mente altre informazioni utili per godersi il viaggio.

Una di queste è l’impossibilità di entrare in auto finché non sarete giunti a destinazione. Perché il garage rimane chiuso al pubblico. Quindi conviene portarsi a bordo una borsa, preparata per tempo, con una serie di effetti personali funzionali alla traversata. Come una felpa o un maglione per proteggersi dal vento o dall’aria condizionata e un libro per investire il tempo in modo utile.

Sarà inoltre opportuno avere con voi anche i medicinali per qualsiasi evenienza, visto che a bordo non si possono vendere. Oppure, se avete bambini piccoli, non dimenticate l’occorrente necessario (pannolini, biberon, giochi, etc.).

Infine, ricordatevi il caricabatteria per i vostri dispositivi elettronici, anche se di recente diverse navi sono attrezzate di apposite prese per caricare il telefono durante il viaggio, che comunque in mare aperto non potrà connettersi a internet.

Prossimi poi allo sbarco, prestate ascolto agli altoparlanti che vi inviteranno a raggiungere per tempo il garage. Soprattutto se avete alloggiato in cabina. E quando

Autostrade più sostenibili: adesso si può!


Autostrade più sostenibili: adesso si può!

L’importante accordo tra Gestore dei Servizi Energetici e Autostrade dello Stato

Autostrade più sostenibili: adesso si può! Nella scorsa primavera pubblico e privato hanno stretto un importante accordo per la mobilità del futuro. L’obiettivo? La realizzazione di un modello green della rete dell’alta viabilità, che risponda alle richieste dell’Unione Europea per quanto concerne la transizione energetica e l’impatto ambientale nel mondo delle quattro ruote.

I soggetti protagonisti sono il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e le Autostrade dello Stato (ADS). Ma quali saranno i vantaggi della loro intesa? Le due realtà lavoreranno, di comune accordo, a progetti finalizzati a un miglioramento della rete autostradale finalizzato alla promozione della transizione energetica e della mobilità alternativa.

Tra le idee sul tavolo, una di primario interesse è il potenziamento della rete di ricarica per i veicoli elettrici con l’individuazione di nuove aree per l’installazione delle colonnine. A oggi, uno dei principali freni all’affermazione del mercato dell’auto a batteria è la globale carenza di postazioni di ricarica sulle principali arterie di comunicazione. Ad accentuarlo, una loro globale distribuzione disomogenea, fattore limitante per i grandi spostamenti.

Due criticità che scoraggiano gli utenti a lasciare definitivamente l’auto a motore termico in favore di quella a ioni di litio, che agli occhi di molti appare ancora una scelta limitante, preferendo optare per un’alimentazione ibrida.

Questa problematica si ripercuote sul mercato, abbassando la domanda, nonostante un’offerta alta, e facendo lievitare i costi delle vetture elettriche, che a loro volta divengono un secondo fattore di mancato decollo delle vendite del settore.

Altre idee per autostrade più sostenibili sono lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riqualificazione energetica. Quest’ultima è già in essere, grazie al “Piano di ristrutturazione della rete delle aree di servizio presenti sulle autostrade” messo a punto nel luglio del 2024 tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

L’accordo prevede un miglioramento della qualità del servizio attraverso prezzi più equi e uno sviluppo delle aree con l’adeguamento a misure di sostegno ecologico. Il provvedimento investe 463 aree di servizio di cui 423 presenti sulle autostrade in concessione e 40 aree sulla rete autostradale in gestione Anas.

Con l’accordo tra GSE e ADS l’Italia intraprende una svolta concreta verso la transizione energetica.

Questi e altri progetti coniugheranno tecnologia, efficienza e sostenibilità. Tutti ingredienti indispensabili per costruire un modello di società più virtuosa, che ha già preso piede in altri Paesi.

Come quelli del Nord Europa, dove si sperimentano autostrade elettriche o strade costruite con materiali riciclati, come vi abbiamo raccontato. E come continueremo a fare prossimamente. Per cui, continuate a seguirci.

Formula Ford: il campionato per i futuri assi del volante


Formula Ford: il campionato per diventare assi del volante

Una formula per il futuro. Con il marchio Ford in cabina di regia. C’è una categoria dell’automobilismo sportivo culla di futuri campioni del mondo e vittima di un paradosso: nella società dell’informazione in tempo reale, non ne parla nessuno; invece, quando non c’era Internet, la conoscevano in molti.

È la Formula Ford, uno dei campionati più noti Oltremanica, fucina per decenni di futuri campioni del mondo della Formula-1. Sulle sue piste sono transitati piloti come Emerson Fittipaldi, Jody Scheckter, James Hunt, Mika Hakkinen, Damon Hill, Nigel Mansell e Ayrton Senna.

La Formula Ford nacque in Inghilterra a metà anni Sessanta da un’idea di John Webb, direttore del circuito di Brands Hatch, e Geoff Clarke, capo di una scuola piloti che per le sue attività usufruiva del tracciato per le sue attività. Siccome la manutenzione delle sue vetture era troppo costosa, Clarke decise di risparmiare puntando su motori economici. Come il Ford Kent delle Ford Cortina, installato su telai Lotus.

La prima corsa si disputò il 12 luglio 1967, a Brands Hatch (pressoché scontato scriverlo), e nel giro di poco tempo la categoria ebbe un successo spaventoso. Tanto che nel decennio successivo una marea di Paesi prese spunto da questa idea e istituì a sua volta dei campionati di Formula Ford nazionali. Sia in Europa (tra i principali, Italia, Olanda, Portogallo) che nelle Americhe (Brasile, Canada, U.S.A.) e addirittura ai confini del mondo (Australia e Nuova Zelanda).

Però, come per la gran parte delle idee, l’originale si fa preferire alle imitazioni. E il campionato di Formula Ford britannico è quello più conosciuto e famoso al mondo. Iniziato nel 1976, ha mantenuto la denominazione tradizionale fino al 2014. La sua peculiarità, nonché ragione principale della sua affermazione, è la sua libertà tecnica.

La Formula Ford non è una categoria monomarca, i progettisti hanno massima libertà nella costruzione del telaio e questo ha sempre spinto piloti e squadre a ricercare le migliori soluzioni per elevare le loro prestazioni. Per quanto riguarda i motori, fino al 1994 fu utilizzato un Ford Kent 1600 cm³ che poi lasciò spazio a un omonimo però da 1800 cm³, 16-valvole Zetec, a sua volta sostituito nel 2006 da un 16 valvole DOHC Duratec.

Dal 2015, a causa delle nuove disposizioni della Federazione Internazionale dell’Automobile, la Formula Ford ha cambiato la sua identità in F4. Una trasformazione giusto sul piano nominale. Perché nei fatti è rimasta la categoria delle origini. Cioè, l’ambiente dove si incontrano talento, fame, grinta, rabbia, sogni e aspettative. Di piloti desiderosi di emergere. Come Lando Norris, campione proprio nel 2015 e oggi in lizza per il titolo mondiale di F1 con la McLaren.

In passato, lungo i suoi tracciati sfrecciarono altri piloti inglesi poi divenuti iridati in F1. Tipo Nigel Mansell. O, ancora prima, James Hunt, vincitore nel 1976 su una McLaren motorizzata Ford dopo una storica sfida contro

Clärenore Stinnes: la prima donna a fare il giro del mondo in auto


Clärenore Stinnes: la prima donna a fare il giro del mondo in auto

Alla scoperta di un altro felice binomio tra donne e motori

Una storia di un’emancipazione, di un viaggio e di un’avventura. E di un record. Quello di essere stata la prima donna a compiere il giro del mondo al volante di un’automobile. Tra i volti femminili che hanno lasciato un segno nel mondo delle quattro ruote, c’è anche quello di Clara Eleonore Stinnes, per parenti e amici “Clärenore”.

Le sue origini affondano le radici in Germania, precisamente a Mülheim an der Ruhr, città della Renania vicino Dortmund, dove nacque il 21 gennaio 1901. Numerosa (sette figli) e potente la sua famiglia, appartenente alla medio-alta borghesia tedesca con il padre, noto industriale, in ottimi rapporti con la classe politica dell’epoca.

Fin da piccola “Clärenore si mostrò attratta da quanto più di lontano poteva esserci dalle abitudini di una ragazza del tempo, tanto che a diciotto anni prese la patente. Una rarità per le donne del tempo. Ma non le bastò per appagare la sua indole avventuriera. E con la metà degli anni Venti partecipò a diversi rally, ottenendo diversi successi che la spinsero a cimentarsi in iniziative sempre più proibitive. Così prese forma la sua idea del giro del mondo in auto.

Per realizzarla, si mise in cerca dei finanziamenti necessari a sostenerla. Trovò l’appoggio di aziende come “Bosch”, “Continental” e “Aral”. Ma non solo. Anche la Germania la sostenne, favorendole un passaporto diplomatico per transitare nei Paesi stranieri, perché intravide nella sua iniziativa il rilancio dell’immagine del Paese, danneggiata dagli anni della Prima Guerra Mondiale.

Per poter documentare la sua impresa, “Clärenore” Stinnes coinvolse anche il regista svedese Carl-Axel Söderström. Ancora non sapeva che tra di loro sarebbe nato un legame destinato a renderli inseparabili per sempre, quando a bordo della loro “Adler” lasciarono Francoforte sul Meno alla volta dell’ignoto. Era il 25 maggio 1927.

Il primo giro del mondo di una donna in auto fece tappa nei Paesi Balcanici. Poi si diresse verso il Medio Oriente e da lì puntò Mosca. Dove l’equipaggio dovette rinunciare ad alcune unità prima di riaccendere i motori. Nuova tappa? L’Estremo Oriente. Con Cina, Mongolia e Giappone mete principali. Successivamente, traversata in mare fino alle Hawaii. Dunque, le Americhe. Da Sud a Nord, da Buenos Aires a Washington. Dove l’eco dell’impresa fu così forte, che Sinnes e Söderström furono accolti dal presidente Herbert Hoover.

Poi lasciarono gli Stati Uniti con un traghetto per fare ritorno in Europa. A Le Havre, Francia. Da dove percorsero gli ultimi dei loro 47.000 km che li consegnarono alla Storia quando arrivarono a Berlino. Era il 24 giugno 1929.

Dopo breve tempo, “Clärenore” sposò Carl. I due si trasferirono in Svezia, dove la donna visse fino al termine dei suoi giorni (1990) dopo aver lavorato nella Croce Rossa locale.

La sua impresa fu sinonimo di emancipazione femminile e

Sicurezza: valutazione “Platinum NCap” per i Transit di Ford


Sicurezza: valutazione “Platinum NCap” per i Transit di Ford

Altro prestigioso riconoscimento per i veicoli commerciali dell’Ovale Blu

L’intera gamma Transit (Transit, Transit Custom, Transit Connect e Transit Courier) dei veicoli commerciali Ford si è aggiudicata la valutazione “Platinum NCap” per la sicurezza.  Ad assegnarlo, al termine del 2024, Euro NCAP. L’ente dell’Unione Europea che dal 2009 si occupa di valutare la sicurezza dei veicoli mediante test ad alta precisione.

Un riconoscimento di enorme valore, che certifica come i van dell’Ovale Blu siano sinonimo di affidabilità e resistenza. Due tra i loro principali punti di forza. Tanto che parte dei loro successi di vendita è da attribuire alla durata della meccanica. Nonché a una robustezza che consente di affrontare le superfici più impervie e di raggiungere i luoghi più sperduti.

Il merito di questa consacrazione è dovuto soprattutto alle nuove tecnologie installate sulla serie Transit. Vale a dire, il Pre-Collision Assist con frenata automatica d’emergenza, il Lane Keeping Alert & Aid e l’Intelligent Speed Assist. Tre ausili determinanti per una guida serena e sicura. Vediamo perché.

Attraverso un radar anteriore e la telecamera frontale, il Pre-Collision Assist monitora la strada e consente di mantenere la distanza di sicurezza dal veicolo che ci precede. Oppure da eventuali soggetti che possono comparire all’improvviso lungo il tragitto, come ciclisti e pedoni. E qualora ci sia il rischio di un incidente, il sistema interviene arrestando automaticamente il mezzo.

Per conseguire la valutazione “Platinum NCAP” indispensabile anche il Lane Keeping Alert & Aid, conosciuto anche come Ford Lane Keeping System, è funzionale affinché il veicolo mantenga il centro della strada.

Stavolta a giocare un ruolo determinante è la telecamera installata nel “gruppo” dello specchietto retrovisore. Monitorando la corsia, qualora il mezzo dovesse iniziare a sbandare, il sistema attiva la vibrazione dello sterzo per richiamare l’attenzione del conducente (Lane Keeping Alert). Qualora questi non dovesse ripristinare la corretta posizione di percorrenza, il sistema allora interverrà per riportare il veicolo al centro della corsia (Lane Keeping Aid).

Terza e ultima gemma di sicurezza è l’Intelligent Speed Assistance (ISA), il sistema di limitazione automatica della velocità.

Attraverso alcuni sensori e una telecamera posta sull’anteriore del veicolo collegata al segnale GPS, questo sistema imposta in automatico il limite di velocità previsto dalla segnaletica lungo il tragitto riconosciuta dalla videocamera. Così, qualora dovesse essere superata, il dispositivo agisce sul motore impedendogli di accelerare e riportando il mezzo nei parametri previsti.

Transit ha conquistato la certificazione “Platinum NCap” ottenendo un punteggio complessivo pari al 95% del coefficiente di sicurezza dei suoi veicoli. Con la particolarità dei valori massimi raggiunti per il monitoraggio della sicurezza del conducente e per l’assistenza al mantenimento di corsia.

Per Ford questo riconoscimento è un’altra medaglia da appuntarsi sulla divisa e un ulteriore miglioramento dopo la vittoria del “Gold NCap” a fine 2020. “La sicurezza è un elemento fondamentale per le aziende e la valutazione Platinum

Svolta per il CID: ora è possibile anche in digitale


Svolta per il CID: ora è possibile anche in digitale

Una novità nel segno della semplificazione e della sostenibilità

Non c’è due senza tre. Dopo patente e multe, il digitale ingloba anche il CAI (Constatazione Amichevole di Incidente), da molti conosciuto anche come CID. Dal 1°luglio, infatti, in caso di sinistro stradale sarà possibile espletare la pratica consueta per il riconoscimento delle responsabilità non più con il modulo cartaceo, bensì in formato telematico attraverso lo smartphone o il pc.

Questa novità è stata introdotta dal regolamento “Ivass” n. 56 emanato lo scorso 25 marzo nell’ottica di una semplificazione della procedura di denuncia per questo tipo di inconvenienti. Si tratta di una novità epocale, nel segno del progresso, destinata a cambiare le abitudini degli automobilisti. E rappresenta un altro balzo in avanti sia nell’agevolazione dei servizi per l’utente che in un’ottica di sostenibilità.

Ma in che cosa consisterà questo cambiamento e quali sono differenze con le pratiche adottate fino al mese scorso?

Finora siamo stati abituati al CID in formato cartaceo. Vale a dire al modello con rifiniture blu da compilare con le informazioni relative all’incidente per poi inviarlo alla propria compagnia assicurativa e ottenere il risarcimento del danno.

Da ora in poi invece questa procedura avverrà in modalità telematica. Il nuovo CID digitale prevede una app, scaricabile sul proprio smartphone e alla quale registrarsi con le proprie credenziali SPID o con la carta di identità elettronica.

In caso di incidente si effettuerà l’accesso e si inseriranno le informazioni relative all’accaduto.

Ovvero: data, ora e luogo del sinistro; descrizione del medesimo; dati dei conducenti (anagrafica, numero e nome della polizza assicurativa, etc.); eventuali testimoni e feriti; firma digitale delle persone coinvolte, che sarà fondamentale per la validazione dell’accordo sulla dinamica dell’incidente.

Questa nuova procedura consentirà di velocizzare i tempi delle pratiche, a cominciare dalla raccolta delle informazioni necessarie alla compilazione del modulo. E consentirà agli utenti di consultare i dati in ogni momento. Quindi, più trasparenza. E maggiore sostenibilità, perché si risparmierà comunque molta carta.

Carta che comunque non andrà a scomparire. Almeno in questa prima fase. Dove il sistema rimarrà ibrido per venire incontro alle esigenze di chi non ha molta confidenza con la tecnologia. Tanto che le compagnie assicurative saranno obbligate a garantire ai loro clienti la scelta tra il CID digitale e il consueto prestampato.

Su questa pagina seguiremo l’evoluzione della vicenda, tenendovi informati in caso di ulteriori novità. Come abbiamo fatto in passato per altri temi delle quattro ruote. Dal già citato sbarco sul digitale per patenti e multe fino al nuovo codice della strada. E senza dimenticare gli ecoincentivi. Per cui, continuate a seguirci.

Black Package: così Ford Kuga è ancora più accattivante


Black Package: così Ford Kuga è ancora più accattivante

Un nuovo e speciale allestimento per uno dei SUV più venduti in Europa

“Vi presento Black Package. Se le auto parlassero, è probabile che Ford Kuga presenterebbe così la sua ultima novità: il Black Package. Vale a dire il suo nuovo e speciale allestimento che la renderà ancora più sportiva e accattivante.

Famoso per essere stato il plug-in hybrid più venduto nella prima metà del 2022 e per il restyling dell’anno scorso, adesso questo SUV di punta dell’Ovale Blu raffina il proprio design con un aggiornamento destinato a stregare gli occhi del pubblico alla ricerca di fascino ed emozioni.

Perché il Black Package è una felice combinazione di estetica e qualità, che si propone di esaltare quelle caratteristiche di Ford Kuga già apprezzate dagli appassionati. E lo farà all’insegna di un colore mirabile sintesi di mistero e avventura: il nero.

Neri, infatti, sono i cerchi in lega di Ford Kuga da 20″ a firma Ford Performance, che danno vita a un intrigante contrasto con il rosso delle pinze dei freni. Lasciando le ruote e spostandoci sulla carrozzeria, ammiriamo il Black Package nella finitura degli inserti inferiori del paraurti e nelle prese d’aria della fascia anteriore.

Ma nero è anche il tetto della vettura e lo spoiler posteriore. Per trasmettere ancora più grinta e audacia.

Sul portellone posteriore, infine, il Black Page ritorna nella scritta “Kuga” e nel badge “ST-Line“. E quest’ultimo è un dettaglio sul quale prestare molta attenzione.

Perché il design Black Package non sarà disponibile su tutte le versioni di Ford Kuga – Titanium, ST-Line, ST-Line X, Active e Active X – ma solo sulla versione “ST-Line X“. In tutti e sei i colori: Frozen White, Agate Black, Solar Silver, Bursting Green, Desert Island Blue e Magnetic.

Come si può intuire, una vera e propria esclusiva. In alcuni casi capace di suscitare strepitosi contrasti sensoriali immaginando, per esempio, l’accostamento tra il bianco ghiaccio e il nero.

Come sottolineato da Jon Williams, General Manager di Ford Blue Europa, il nuovo pacchetto consentirà ai clienti di “dare il loro tocco personale allo stile del SUV e creare un look personalizzato monocromatico o con un contrasto sorprendente a seconda della combinazione di colori. Qualunque sia la scelta, l’aspetto elegante e muscoloso di Kuga farà sicuramente girare la testa”.

Oltre che per ragioni estetiche, il Black Package di Ford Kuga “ST-Line X” è sinonimo dell’attenzione e della volontà da parte dell’Ovale Blu di ricercare soluzioni sempre più a misura di cliente.

La cura delle persone e la soddisfazione delle loro esigenze sono peculiarità anche della filosofia di Authos. Dove potete trovare la Kuga che fa al caso vostro. Per saperne di più, visitate le nostre sedi o prendete informazioni col nostro personale.

Veicoli commerciali: così Authos e Regione Piemonte aiutano le imprese


Veicoli commerciali: così Authos e Regione Piemonte aiutano le imprese

Grazie a un apposito bando si potranno avere sconti fino al 30%

Essere elettrici, conviene. Soprattutto per le micro, piccole e medie imprese del Piemonte, destinatarie di un bando ad hoc promosso dalla Regione sabauda, intitolato “Rinnovo delle flotte delle imprese piemontesi”. Grazie al quale potranno beneficiare di un contributo pari fino al 30% del prezzo di acquisto per il rinnovo delle proprie flotte di veicoli commerciali.

Un’opportunità straordinaria per sensibilizzare alla green mobility e per sostenere il tessuto imprenditoriale del territorio. Alla quale Authos aderisce attraverso una serie di proposte in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza di mobilità.

Bando “Rinnovo delle flotte delle imprese piemontesi“: come partecipare?

Il bando è aperto a tutti i soggetti iscritti al registro delle imprese con sede nella Regione Piemonte e che al 27 febbraio 2025 erano in possesso, da almeno un anno, di un veicolo commerciale da rottamare provvisto di bollo e assicurazione.

Il mezzo deve appartenere a una di queste categorie: M2 (veicoli destinati al trasporto di persone con più di otto posti a sedere oltre al conducente e con massa fino a 5t); N1 (veicoli destinati al trasporto di merci con massa fino a 3,5 t); N2 (veicoli destinati al trasporto di merci con massa tra 3,5 e 12 t); N3 (veicoli destinati al trasporto di merci con massa massima superiore a 12 t).

Per poterlo sostituire e accedere ai finanziamenti previsti dal bando, la sua alimentazione dovrà essere: diesel da Euro 0 a Euro 5 (veicoli immatricolati fino al 2014); benzina da Euro 0 a Euro 2; gpl e metano da Euro 0 a Euro 1.

Bando “Rinnovo delle flotte delle imprese piemontesi“: i finanziamenti

Ma a quanto ammontano i finanziamenti? E come saranno erogati?

Il bando “Rinnovo delle flotte delle imprese piemontesi” prevede due linee di contributi.

Nella “Linea 1” è disposto uno stanziamento di 5,5 milioni di euro per l’acquisto di veicoli nuovi a “km 0” o usati “Euro 6” con un massimo di 100.000 km all’attivo. In caso di acquisto di un mezzo full electric, l’azienda riceverà un rimborso pari al 30% del prezzo in fattura. Invece, se opterà per un modello plug-in hybrid, un ibrido a benzina o solo benzina, l’indennizzò sarà del 20%. Il bonus si estenderà anche sulla tipologia di allestimento scelto.

Invece la “Linea 2” dispone di 8 mln di euro per il noleggio a lungo termine o l’acquisto con formula leasing di veicoli appartenenti alle categorie N1, N2, N3 e M2 (non adibiti al trasporto pubblico). Anche in questo caso indennizzo del 30% se il nuovo veicolo sarà completamente elettrico. Mentre la quota del plug-in hybrid, ibrido a benzina e benzina sale al 25%, quella su diesel e ibrido diesel – due novità rispetto alla “Linea 1” – sarà del 15%.

Inoltre, per entrambe le linee, in caso di acquisto

Le novità di guida di Ford Bronco Sport


Le novità di guida di Ford Bronco Sport

Tutte le particolarità del principe dei fuoristrada in arrivo ad agosto

Nel vasto microcosmo dei veicoli Ford non può mancare quello pensato apposta per l’avventura: il Ford Bronco. Il principe dell’off road. Ve ne avevamo parlato un paio di anni fa in occasione del lancio del suo ultimo modello. E adesso torniamo a farlo per le sue novità di guida che saranno disponibili sulla versione Sport a partire dal prossimo agosto.

La principale è sintetizzata da un nome: Sasquatch. Un pacchetto di modifiche creato su misura, che esalterà ancor di più le peculiarità di Ford Bronco Sport. Facendone il mezzo ideale per escursioni sempre più estreme e superfici dove la tranquillità non è altro che un lontano ricordo.

Per riuscirci, la versione Sport disporrà di sospensioni HOSS 2.0 (High-Performance Off-Road Stability Suspension), che saranno dotate di un sistema di smorzamento passivo, e ammortizzatori Bilstein. Le protezioni per la sottoscocca, i pneumatici “Goodyear All Terrain” da 29 pollici ottimi per i terreni più impervi e una luce di 23 centimetri perfetta per ogni tipo di guado lo renderanno in grado di vincere ogni asperità.

A spingere Ford Bronco Sport, un motore Ecoboost sinonimo di potenza e disponibile in due versioni. Quella da 3 cilindri, 185 CV e 258 Nm di coppia. Oppure da 4 cilindri, 2000 cc da 250 CV e 373 Nm di coppia. Entrambe a benzina e beneficiarie del cambio automatico a otto rapporti, del differenziale posteriore bloccabile e del sistema a doppia frizione che ottimizza la trazione in caso di superfici molto impervie.

Per guidare al meglio un mezzo del genere, c’è bisogno di uno stile adeguato. E tra le novità di guida di Ford Bronco Sport c’è la modalità G.O.A.T. Cioè, “Goes Over Any Terrain“. Che letteralmente significa “andare sopra ogni terreno”. Della serie, “niente ci può fermare”. Una volta selezionata, il suo set-up particolare consentirà di procedere ad alte velocità, con le marce più lunghe e in condizioni di massima sicurezza su ciascun fondo, in particolare quelli sabbiosi. Sarà disponibile sugli allestimenti Badlands e Badlands Sasquatch.

Come l’intera gamma Ford, anche il Bronco Sport è al passo con i tempi. E sul versante tecnologico dispone di un doppio schermo digitale. Un quadro strumenti da 12.3″ pollici e un sistema di infotainment da 13.2″ pollici. Quest’ultimo dotato di tutte le funzioni di navigazione, connettività e multimedialità oltre alla compatibilità con app come Apple Car e Android Auto.

Infine, l’abitacolo. Curato e accogliente grazie ai sedili in pelle, regolabili, riscaldabili e ventilabili elettricamente. La pelle è presente anche sul volante e sui pannelli delle portiere, insieme a eleganti dettagli in alluminio satinato sulla plancia e sul tunnel centrale.

Ford Bronco Sport avrà una sola pecca: sarà disponibile esclusivamente per il mercato statunitense. In Italia si potrà comunque continuare ad acquistare la versione a due e a quattro porte

Roma, il Giubileo e l’asfalto dei miracoli


Roma, il Giubileo e l’asfalto dei miracoli

Rinnovamento epocale per le strade della Capitale

E chissà che adesso non lo chiamino “l’asfalto dei miracoli“. Non sarebbe certo blasfemia per la nuova pavimentazione delle strade di Roma in occasione del Giubileo. Sostenibile e votata al risparmio.

Da mesi la Capitale è alle prese con una profonda opera di riqualificazione. Marciapiedi, piazze e anche monumenti sono al centro di intensi lavori. Obiettivo? Accogliere al meglio i milioni di persone che nei prossimi mesi approderanno all’ombra del Cupolone per l’Anno Santo. E come è intuibile, i rifacimenti interessano anche, e soprattutto, la viabilità.

La Città Eterna beneficerà di una novità rivoluzionaria: l’asfalto ecologico. Ben 12 km delle sue strade esse saranno riasfaltate non più con il tradizionale bitume, bensì con una miscela composta da grafene e plastica dura da recupero. Un composto ottenuto dal riciclo di oggetti come giochi, vecchie custodie di cd e cassette della frutta.

Ideato e messo a punto da “Italchimica”, azienda di Suisio (BG) specializzata in soluzioni sostenibili per il settore stradale, questo nuovo asfalto è frutto di una ricerca lunga sei anni. Alla quale hanno collaborato “Directa Plus”, l’Università di Milano “Bicocca” e “G. Eco del Gruppo A2A”.

L'”asfalto dei miracoli” sarà sinonimo di molteplici guadagni. In primis, ecologici. Visto che si risparmieranno oltre 200.000 kg di bitume e circa 4,5 milioni di kg di materie prime estratte dalle cave (ghiaia, ciottoli, ghiaiotto) per l’asfalto tradizionale.

Tra i pregi della nuova pavimentazione ecologica anche la resistenza e la durata. Garanzie di un abbattimento dei costi sia di manutenzione che atmosferici. I primi scenderanno dal 61 al 18%. Mentre per i secondi si è già registrato una riduzione di 446.000 kg di emissioni di CO2. L’equivalente di circa 180.000 alberi abbattuti in meno in un anno.

E tra i meriti dell'”asfalto dei miracoli”, anche quello di far sì che l’Italia, per le politiche di mobilità sostenibile, si inserisca sulla scia di altri Paesi europei, quali Olanda, Norvegia e Svezia.

Dove negli anni scorsi sono state prese in considerazione idee come le autostrade elettrificate (click sulla foto a fianco) o le strade ottenute dal riciclaggio della plastica. Esperimenti dei quali vi abbiamo dato notizia da questo blog, che vi invitiamo a seguire. Per rimanere sempre aggiornati sia sulla green mobility, uno dei punti di forza di Authos, che su tante altre tematiche relative al mondo delle quattro ruote.