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Ford e Formula-1: storia di un successo particolare e unico


Ford e Formula-1: storia di un successo particolare e unico

Trentotto anni di gran premi e tante soddisfazioni

Ford e Formula-1. Una storia, un ottimo esempio. Su come lasciare un segno indelebile della propria presenza pur rimanendo sempre dietro le quinte. Perché nessun colosso delle quattro ruote ha conquistato successi a ripetizione nella categoria regina dell’automobilismo sportivo, rinunciando alla costruzione di una vettura col suo nome.

A Ford invece questo è riuscito. Perché più che realizzare monoposto, ha sempre pensato a farle andare. Più veloci delle altre, prima delle altre e prima che fosse troppo tardi per rimanere in una Formula-1 che, proprio con l’arrivo dell’Ovale Blu, iniziò a scrivere uno dei suoi innumerevoli capitoli generazionali.

Nel 1966 la Federazione aveva predisposto che i motori raddoppiassero la cilindrata, fino a quel momento pari a 1,5 litri. E la Lotus, leggendaria scuderia britannica, per mantenersi al vertice ricercava un’alternativa agli ormai superati Coventry Climax.

Tramite anche Walter Hayes, allora addetto alle pubbliche relazioni della sede Ford d’Oltremanica, il team di Colin Chapman stipulò un accordo con la casa madre di Detroit. Che commissionò a un’azienda inglese, la Cosworth degli ingegneri Mike Costin e Keith Duckworth, la costruzione di un propulsore che avrebbe fatto epoca: il Ford Cosworth

Una creatura in lega di alluminio, figlia dell’assemblaggio di due testate a quattro cilindri FVA (fino ad allora utilizzato in Formula-2) e dotata di una bancata a V di 90°. Sprigionava 400 cavalli per 9.000 giri al minuto e pesava appena 163 kg

Una creatura in lega d’alluminio, figlia dell’assemblaggio di due testate a quattro cilindri FVA (fino ad allora utilizzato in Formula-2), dotata di una bancata a V di 90°, capace di sprigionare 400 cavalli per 9.000 giri al minuto e di pesare appena 163 kg. In poche parole, un propulsore semplice, leggero e potente. Quello che mancava alle squadre inglesi per rivaleggiare alla pari col più potente dodici cilindri Ferrari, che in quel periodo sovrastavano per telaio e aerodinamica.

Fu chiamato DFV (Double Four Valvles, con riferimento alle due testate e alle quattro valvole per cilindro) e fu assoluto protagonista tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta. Merito di record ancora imbattuti.7 titoli mondiali piloti consecutivi (1968-1974). 22 vittorie di fila (dal Gran Premio d’Austria 1972 al Gran Premio del Sudafrica 1974). Maggior numero di affermazioni (13) nel Gran Premio di Monaco

Una donna e una Ford: così nacque la linea di mezzeria

Una donna e una Ford

Così nacque la linea di mezzeria

Tra i suoi ausili tecnologici l’intera gamma di vetture Ford annovera il “Lane Keeping AID”, il sistema che con una vibrazione del volante avvisa il guidatore quando sta per uscire involontariamente dalla corsia di percorrenza. Oltre a favorire la sicurezza stradale, questa soluzione ha anche un’altra particolarità. Discende dall’idea di una donna del secolo scorso, June McCarroll, che ha cambiato per sempre la storia della circolazione stradale: la linea di mezzeria.

Nata il 30 giugno 1867 a Lewis County (stato di New York), dopo la laurea all’Allophatic Medical College di Chicago si trasferì in California insieme al marito, che si era ammalato di tubercolosi e per le sue cure necessitava di un clima caldo e secco come quello della West Coast. Lungo la strada verso Los Angeles i due si fermarono in un campo per gli affetti da tisi nei pressi di Indio, che successivamente ereditarono nella gestione da uno dei suoi fondatori. Qui “Doc June”, come fu ribattezzata dagli abitanti, iniziò a svolgere la sua professione di dottoressa con amorevole dedizione, prendendosi cura di ogni singolo cittadino che perlopiù visitava a domicilio. Divenne abbastanza popolare, al punto che nel 1907 il “Bureau of Indian Affairs” le affidò il compito di occuparsi della salute degli indiani Cahuilla, pressoché abbandonati a loro stessi per l’assenza nei loro territori delle minime condizioni di assistenza medica e igiene sanitaria.

Durante il periodo della Prima Guerra Mondiale la sua vita subì più di uno sconvolgimento. Nel 1914 perse il marito, due anni dopo si sposò una seconda volta con un agente ferroviario e nel 1917 fu protagonista dell’evento che cambiò la storia della viabilità e che la consegnò alla Storia. Una sera, mentre era al volante della sua Ford Modello T e ritornava a casa da una giornata di visite, fu costretta a un’improvvisa uscita di strada per evitare di andare a sbattere contro un camion che procedeva in senso opposto e a gran velocità. Siccome non era la prima volta che si ritrovava al centro di una situazione così pericolosa, “Doc June” ebbe un’idea: perché non dipingere una linea bianca che dividesse la carreggiata in due corsie uguali, evitando così di mettere a rischio l’incolumità delle persone?

Così presentò la sua proposta al consiglio dei supervisori della contea di Riverside e alla locale Camera di Commercio, senza però ricevere la risposta desiderata. Ma non si perse d’animo. Prima stese una striscia di vernice bianca lunga 2 miglia e larga 4 pollici al centro della strada che passava davanti alla sua abitazione. Successivamente, grazie alla sua tenacia e al sostegno di due associazioni femminili – la “Indio Women’s Club” e la “California Federation of Women’s” – riuscì a vincere la sua battaglia. E nel 1924 le autorità californiane dettero il via libera alla stesura di una linea di mezzeria per 5.600 chilometri di asfalto. Nasceva la linea di mezzeria. Fu l’inizio della segnaletica stradale

La svolta epocale di Ford: dal 2030 in Europa produrrà soltanto auto elettriche

La svolta epocale di Ford

Dal 2030 in Europa produrrà soltanto auto elettriche

Il domani dell’automobile in una data: 2030. Quando Ford in Europa si dedicherà esclusivamente alla produzione di vetture elettriche. Lo ha annunciato il 17 febbraio, in una conferenza stampa a Colonia, Stuart Rowley, presidente di Ford Europa.

Una dichiarazione che giunge poche settimane dopo lo sbarco della Mustang Mach-E nel Vecchio Continente e dalla portata sensazionale. Non soltanto per il futuro dell’universo dell’auto, ma soprattutto per quello del pianeta. Perché se un brand di fama internazionale come l’Ovale Blu annuncia lo stop ai veicoli a combustione per uno dei suoi bacini di mercato più ampi, significa che la trasformazione verso un mondo più ecologico non è una formale dichiarazione di intenti. Bensì una realtà sempre più concreta.

Più ragioni alla base di questa epocale decisione. Nell’ultimo biennio Ford ha ridotto di 1 miliardo di dollari i suoi costi strutturali. Ha modificato la strategia dei suoi mercati non performanti con la creazione di una gamma più calibrata sulle aspettative dei suoi clienti. Infine, ha chiuso in attivo il fatturato del 4° trimestre del 2020. Un risultato straordinario, visto che è stato ottenuto nell’anno della pandemia.

Questi successi hanno permesso l’aumento degli investimenti nel processo di elettrificazione della flotta. Al punto che per il 2025 è stato annunciato uno stanziamento di 22 miliardi di dollari. In pratica, il doppio di quanto preventivato in un primo momento.

“Abbiamo ristrutturato con successo Ford Europa e siamo tornati alla redditività nel quarto trimestre del 2020. Ora ci stiamo avviando verso un futuro completamente elettrico in Europa con nuovi veicoli e una customer experience connessa di altissimo livello” ha commentato Stuart Rowley. Che ha aggiunto: “Quest’anno, in Europa, ci aspettiamo di continuare su questo trend fortemente positivo e di restare in linea con la tabella di marcia. Il nostro obiettivo è un margine EBIT del 6% come parte del piano di Ford per trasformare il suo business globale dell’automobile”.

Il 2030 interamente elettrico sarà l’ultimo di una serie di tre significativi step del colosso di Detroit sul tema delle zero emissioni. Nel 2023, sempre dallo stabilimento di Colonia, uscirà la prima Ford 100% elettrica costruita in Europa. Dodici mesi più tardi, invece, tutti i veicoli commerciali, settore nel quale Ford è stata leader nel mondo anche nel 2020, avranno una versione plug-in hybrid o full electric. La stessa sorte nel 2026, sempre per l’Europa, toccherà alle automobili.

“La decisione di rendere il sito di produzione e sviluppo di Colonia il centro della mobilità elettrica per Ford in Europa è un segnale importante per l’intera forza lavoro” ha affermato Martin Hennig, Presidente del Consiglio aziendale generale della Ford-Werke GmbH. “Offre una prospettiva a lungo termine per i nostri dipendenti e allo stesso tempo li incoraggia a contribuire a plasmare questo futuro elettrico”.

La svolta di Ford si ritrova nei programmi di mobilità sostenibile dell’Unione Europea, che al termine del 2019 aveva proclamato l’inizio di

Mobilità elettrica: svolta in arrivo per le stazioni di ricarica

Mobilità elettrica

Svolta in arrivo per le stazioni di ricarica 

Dovrebbe essere a una svolta la mobilità elettrica in Italia. Il 21 dicembre 2020 la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che obbliga, entro centottanta giorni, i concessionari autostradali a installare ogni cinquanta chilometri una colonninaultra-fast”, in grado di erogare una ricarica di oltre 100 kW e consentire un pieno di energia in pochi minuti. Questo provvedimento va incontro alla disposizione europea che obbligava l’Italia a definire entro il 2020 una regolamentazione per l’installazione delle infrastrutture di rifornimento alternativo (direttiva DAFI).

Ma soprattutto dovrebbe risolvere l’annoso problema delle stazioni di ricarica. Secondo i dati EAFO (European Alternative Fuels Observatory), l’osservatorio europeo sulla mobilità alternativa, attualmente sul nostro territorio ci sono appena 13.381 colonnine. Un numero molto basso e che fa impallidire se confrontato con altri Paesi europei, specialmente quelli del Nord. In Gran Bretagna soltanto nel 2020 erano presenti circa 37.000 postazioni, il doppio rispetto al 2018. Ancora più avanti la Norvegia, dove addirittura il parco vetture vede quelle a batteria in maggioranza (54%) rispetto a quelle a combustione e le pompe di carburante smantellate per lasciar posto agli attacchi per le prese elettriche. Se è pur vero che queste due nazioni sono svincolate dall’eurozona e di recente anche dall’Unione Europea (Brexit), le cifre provenienti da Germania (44.700) e Svezia, che ha una popolazione pari alla Lombardia (10 milioni) e dove ci sono 10.000 impianti per una flotta elettrica di 107.000 macchine (1 ogni 10), sono indicative su come aldilà delle Alpi la mobilità sostenibile sia un orizzonte sempre più concreto.

Dalla quantità alla qualità. Oltre a una presenza deficitaria i problemi delle colonnine italiane sono la loro distribuzione sul territorio e la loro efficienza. Ben oltre la metà di esse si trovano al Nord Italia (56%) con le rimanenti sparse tra il Centro (23%), il Sud e le isole (21%). Una disomogeneità accompagnata da una capacità molto ridotta. Perché la maggior parte di loro, il 95%, sono della tipologia AC (Corrente Alternata) ed erogano una potenza tra i 23 e i 47 kW. Valori penalizzanti per il pieno della batteria, che necessita di molte ore. Al punto che se la potenza dovesse essere ancora più bassa, per esempio sotto i 7,4 kW (cioè il 22.4% delle strutture esistenti), s’impiegherebbe meno tempo per fare un viaggio in autostrada da Roma a Milano.

Gli esemplari a corrente continua, ribattezzati “fast”, cioè dai 50 kW in su, sono appena il 3.1%. E hanno un problema non di poco conto. In autostrada ce ne sono appena dieci in un tratto di circa cinquanta chilometri lungo l’A22 (Autostrada del Brennero). Ancora peggio la situazione delle cosiddette “ultrafast”, capaci di garantire un gettito di oltre 100 kW, allo stato attuale vere e proprie reliquie visto che se ne contano tra le 650 e le 700 su tutta la rete stradale nazionale. Con la particolarità che la maggior parte di loro non sono sempre

Animali domestici: abbandonarli è reato

Animali domestici

Abbandonarli è reato

Se tenerli con noi è amore, abbandonarli è orrore. Così teneri e affettuosi da volerli sempre al nostro fianco anche quando andiamo in vacanza, gli animali domestici spesso però si ritrovano al centro di storie tristi. E talvolta crudeli.

Alcune hanno fortunatamente il lieto epilogo. Come un volpino della provincia di Bari, adottato da una famiglia dopo due mesi di randagismo. Ma altre purtroppo raccontano di creature che fanno perdere le loro tracce. Oppure che vanno incontro a una brutta fine. Tanto che secondo una statistica della LAV (Lega Anti-Vivisezione), ogni anno vengono abbandonati in media 130mila animali, 80.000 cani e 50.000 gatti.

Gli autori di queste cattiverie probabilmente ignorano che con i loro gesti commettono un reato. L’abbandono di un animale domestico è sanzionato dal codice penale.

L’articolo 727 prevede pene pecuniarie, comprese tra i 1.000 e i 10.000 euro, e detentive, quantificate in un anno di reclusione. Perché disfarsi di un fedele compagno di giochi può essere anche passibile di omicidio colposo. Lo sfortunato animale potrebbe essere investito da una macchina. Oppure, senza volerlo, potrebbe causare altre vittime. Pensiamo a un cane scaricato in autostrada. Disorientato e impaurito, potrebbe cominciare a vagare contromano sulla carreggiata, rischiando di causare un incidente tra le vetture che sopraggiungono ad alta velocità.

Il reato però non si commette soltanto sbarazzandoci del nostro amico a quattro zampe. Ma anche dimenticandolo chiuso in auto, magari parcheggiata sotto il sole. Una condizione di disagio e sofferenza che, se di lunga durata, potrebbe condurlo alla morte.

Ma allora che fare qualora ci trovassimo in presenza di un cane con gli occhi tristi e senza una meta?

Innanzitutto è importante fare una distinzione tra imbattersi in un animale abbandonato e in un abbandono. Perché in quest’ultima circostanza si dovranno subito chiamare le forze dell’ordine – carabinieri, polizia o polizia municipale – per denunciare l’accaduto. Dopodiché dedicarsi alle condizioni di salute del nostro sfortunato amico. La procedura è analoga a quella per i randagi. Cioè avvisare le guardie zoofile o l’ASL e chiedere l’intervento del servizio veterinario per le cure del caso.

Qualora il ritrovamento avvenga in città o in un luogo poco trafficato, nell’attesa dei soccorsi possiamo intrattenere la povera bestiola per evitare che scappi impaurita.

Se invece ci accorgiamo che vagabondeggia in autostrada o su una strada ad alta percorrenza, converrà prima contattare la polizia stradale. Dopodiché avvicinare la creatura con molta prudenza. Per non spaventarla e per non mettere a rischio la sua incolumità e quella degli altri automobilisti.

Se il cane o il gatto hanno un collare, una medaglietta, oppure sono dotati di tatuaggio o microchip, gli inquirenti contatteranno il proprietario e provvederanno alla riconsegna. Viceversa, dopo le dovute medicazioni i cani saranno portati in un canile sanitario. Dove rimarranno finché non saranno adottati da una nuova famiglia. Mentre i mici potranno essere accolti nella casa del loro salvatore.

Gli ecoincentivi di Authos anche senza rottamazione non dimenticano nessuno

Vetture usate e veicoli commerciali

Gli ecoincentivi di Authos non dimenticano nessuno. E non guardano alla rottamazione

Ecobonus, atto secondo. Dopo i 550 milioni di euro della scorsa estate il governo ha predisposto un altro aiuto economico per il settore automotive: 420 milioni per il semestre compreso tra il 1°gennaio e il 30 giugno 2021. 370 di essi saranno destinati alle vetture, i restanti 50 ai veicoli commerciali.

Si tratta di un nuovo sostegno alla necessità dei concessionari di riattivare il circuito delle vendite e al potere di spesa degli utenti, ridotto a causa dell’emergenza sanitaria e orientato verso la green mobility. Perché i maggiori benefici si avranno con l’acquisto di una vettura elettrica o ibrida, appartenenti alle prime due delle tre fasce di veicoli alle quali saranno destinate le agevolazioni statali.

Per le auto a batteria, prima fascia di emissioni (da 0 a 20 g/km di CO2), sono previsti ecoincentivi fino a 10.000 euro. A patto che il loro prezzo di listino non superi i 50.000 euro (IVA esclusa). Stesso limite, ma sconti invece fino a 6.500 euro per le ibride plug-in (seconda fascia, da 21 a 60 g/km di CO2). Mentre in terza fascia (61-135 g/km di CO2), insieme alle ibride, troviamo le alimentazioni a benzina, diesel o bifuel. Per esse è previsto un bonus di 3.500 euro. Devono però soddisfare una condizione. Il loro costo non deve sforare i 40.000 euro (Iva esclusa) e si deve provvedere alla rottamazione del precedente veicolo, che dovrà appartenere a una categoria precedente la “Euro 6″ ed essere immatricolato entro e non oltre il 31/12/2010.

Indubbiamente vantaggiosi per chi vorrà sostituire la propria auto, i nuovi ecoincentivi hanno però un limite: il mezzo acquistato dovrà essere di nuova immatricolazione. 

Tutt’altra storia invece quella raccontata da noi di Authos. Dove continuiamo a non dimenticare nessuno e a garantire maggiori risparmi e maggiori prospettive d’acquisto. Come in estate, quando avevamo anticipato di un mese l’erogazione delle sovvenzioni governative iniziate il 1°agosto.

Merito delle nostre offerte, estese anche al settore dell’usato e a chi si avvarrà del piano d’acquisto “AuthoSì”. Una soluzione che aggiunge uno sconto all’ecoincentivo statale sul nuovo con rottamazione. Ma che soprattutto assicura un bonus per tutto l’usato e per i veicoli senza rottamazione e permette di pagare la prima rata del mezzo dopo sei mesi.   

Per le vetture nuove si va dai 17.000 euro di sconto (con o senza rottamazione) della Ford Explorer ai 7.250 euro (con rottamazione), o 5.750 euro (senza rottamazione), della Ford Puma. Da segnalare i 10.000 euro

Ford: d’ora in avanti sarà una Fiesta senza diesel

Ford: d’ora in avanti sarà una Fiesta senza diesel

Diesel, la Fiesta è finita. A settembre Ford ha interrotto la produzione di auto a gasolio per una delle sue creature più celebri e di successo, lanciata nel 1976 e oggi giunta alla settima generazione. Gli ultimi esemplari per il mercato europeo sono stati fabbricati a Colonia in agosto, poi lo stop definitivo

Cessa così, dopo trentasei anni, il rombo di un motore che ha contribuito a scrivere pagine importanti della Ford famosa nel mondo come “l’ideale di vettura compatta”. Apparso per la prima volta nel 1984 sulla Fiesta “Mk II” in versione “1.6 XR2” con 53 CV, era capace di erogare una potenza tale da passare da 0 a 100km/h in 16.9 secondi. Sul modello successivo, l’“Mk III”, i cavalli arrivarono a 58 per aumentare a 75 con l’evoluzione “1.8 TD” a bordo della quarta serie, l’“Mk IV”, che aveva abbassato i tempi di reazione – da 0 a 100 km/h in 13.9 secondi – per toccare i 167 km/h. Eravamo a inizio millennio (2000-2002) dopodiché la progressione fu costante: 90 CV sulla “Mk V”, addirittura 95 CV sulla “Mk VI” a partire dal 2011 per merito dell’aggiornato “1.6 TDCi 8V DPF” (Euro5). Ad assicurare gli ultimi acuti, i quattro cilindri del “TDCi da 1.5 litri” con 85 e 120 CV, il cosiddetto EcoBlue, i cui modelli saranno disponibili sul mercato fino a esaurimento scorte, in grado di spingere la macchina fino ai 195 km/h

Ma perché Ford ha deciso di fare a meno di un’alimentazione meno costosa rispetto a quella a benzina? Per una serie di motivazioni. Innanzitutto, economiche. In casa dell’Ovale Blu si sono accorti che il diesel vende sempre meno. Nel Vecchio Continente durante il 2019 è stato acquistato soltanto il 2% delle Ford Fiesta dotate di questa conformazione meccanica. Una cifra tale da non giustificare ulteriori investimenti, che in riva ai laghi del Michigan hanno preferito destinare al nuovo versante della mobilità su quattro ruote: l’ibrido. Cioè la seconda ragione di questo cambiamento epocale. Nella seconda metà del 2019 Ford aveva annunciato l’intenzione di una massiccia elettrificazione della sua flotta a partire dal 2020 per raggiungere al più presto l’obiettivo dell’Unione Europea di limitare le emissioni di CO2. L’emergenza sanitaria ha costretto a rivedere i programmi, tanto che il programma “Go Electric” è slittato al 2021. Non è un caso però che il tramonto della Fiesta diesel sia avvenuto in concomitanza con la nascita della versione EcoBoost Hybrid, che equipaggerà l’intera gamma dell’attuale versione grazie a un propulsore a tre cilindri integrato da una batteria a 48V. Un binomio garanzia di una duplice riduzione: dei consumi e dell’inquinamento atmosferico. L’ibrido leggero è una delle

Nuova Ford Puma ST: sentirsi un pilota non sarà più un sogno

Nuova Ford Puma ST Sentirsi un pilota non sarà più un sogno

L’auto per chi vuole sentirsi pilota. Presentata lo scorso 24 settembre 2020, è finalmente arrivata la Nuova Ford Puma ST. Un concentrato di potenza e aerodinamica messo a punto dal Team Ford Performance, il reparto dell’Ovale Blu che si occupa della costruzione di veicoli ad alte prestazioni, e destinato a stregare gli appassionati.

Già alla vista toglie il respiro. Contraddistinto dall’inconfondibile griglia nera a nido d’ape tipica delle sportive Ford e da prese d’aria più grandi rispetto alla versione tradizionale per permettere un miglior raffreddamento del motore, il suo avantreno è più largo di quello della Nuova Ford Puma e su di esso poggia gran parte del carico aerodinamico. Pur riprendendo le linee del modello SUV oggi in voga fra le quattro ruote, la Nuova Ford Puma ST si caratterizza per l’assetto ribassato grazie a minigonne molto estreme che garantiscono più effetto suolo e quindi maggiore velocità. Slanciate e audaci, le fiancate trasmettono la sensazione di essere alla guida di un crossover pronto ad aggredire l’asfalto con la stessa determinazione con la quale il puma balza sulla preda. Spostando lo sguardo sul retrotreno, si percepisce il richiamo dell’autodromo nello spoiler pronunciato e nel doppio scarico integrato. A fare infine da cornice, le ruote con cerchi in lega da 19” e gli pneumatici Michelin Pilot Sport 4S, che si ritrovano a beneficiare del differenziale meccanico LSD, ben integrato con il controllo dinamico della trazione in curva (Torque Vectoring Control). 

Proprio dalla meccanica arrivano le scariche di adrenalina più forti. Basta premere sull’acceleratore. La Nuova Ford Puma ST è spinta dal motore turbo a benzina EcoBoost 1.5 a tre cilindri, dotato di una coppia a 320 Nm che è capace di raggiungere tra i 2.500 e i 3.000 giri al minuto e di sprigionare una potenza di 200 CV. Prestazioni subito percepibili nelle velocità: la massima è di 220 km/h e in appena 6,7 secondi si passa da 0 a 100 km/h. Performance da circuito sostenute da un cambio manuale a sei rapporti, rifinito col pomello ST, e abbinate a una miglior guidabilità del mezzo grazie alla reattività dello sterzo, aumentata del 25%, a sospensioni posteriori più rigide del 50% rispetto alla Nuova Ford Puma tradizionale e a una barra antirollio da 28 mm, che consentono un miglior assorbimento delle vibrazioni e delle imperfezioni del fondo stradale come le buche. Il tutto nel segno della tecnologia e del rispetto dell’ambiente. Perché quando non è richiesto l’impiego a tempo pieno del propulsore, è prevista la disattivazione dei cilindri in quel momento inutilizzati in 14 millisecondi ovvero venti

Che cosa fare per avere un’auto pet-friendly?

Che cosa fare per avere un’auto pet-friendly?

Confortevole, silenziosa e prestante, la vostra automobile vi soddisfa ed è in grado di portarvi ovunque lo desideriate. Ma può dirsi lo stesso per lui? È contento quando è a bordo con voi? “Lui” non è altro che il vostro affettuoso cagnolino (o cagnolone, a seconda delle dimensioni), che allieta le vostre giornate scodinzolando in casa o in giardino. Lo amate così tanto al punto che, quando decidete di partire per un viaggio, è il primo che fate salire nell’abitacolo. Solo che vi siete mai chiesti quali caratteristiche debba avere la vostra vettura per essere pet friendly, cioè in possesso dei migliori requisiti per il trasporto del vostro amico a quattro zampe? Inevitabile che, come per gli esseri umani, anche per tutti i Fido del globo le condizioni di sicurezza siano un requisito fondamentale. Prima però di partire, è bene assicurarsi che il vostro cane sia predisposto a farsi scorrazzare in lungo e in largo. Perché non è raro trovare qualcuno di loro affetto da mal d’auto. Per cui, perché non testare intanto le sue reazioni con un tragitto di breve durata?

Aldilà di quello che ne sarà l’esito, sarà comunque importante che ciò avvenga dopo aver preso una serie di precauzioni finalizzate a garantire l’incolumità vostra e del vostro passeggero. Occorrerà quindi che la vostra autovettura sia dotata di una barriera divisoria tra i sedili anteriori e i posteriori, oppure tra quest’ultimi e il vano bagagli, affinché la vostra guida non sia messa in pericolo dalla spontanea irruenza del vostro amico, che all’improvviso potrebbe decidere di sedersi sulle vostre gambe o di voler giocare mentre siete col volante tra le mani. I cani, infatti, per natura, se non dormono, riescono a stare fermi per pochi minuti.

Prima di accendere i motori, ricordatevi anche di altri accorgimenti. Il blocco delle serrature, per evitare che con i suoi movimenti il cane possa aprire una delle portiere e ritrovarsi involontariamente sbalzato in mezzo alla strada, e l’apertura dei finestrini che, con la bella stagione, dovrà impedirgli di esporre il suo muso all’esterno, mettendolo così al riparo da eventuali agenti esterni come un sasso o, in caso di asfalto bagnato, l’acqua sollevata dalle altre vetture. Dalla sicurezza alla comodità. Anche i cani hanno diritto al comfort.Quindi riservategli uno spazio dove possano sistemarsi comodamente e, per rendergli ancora più gradevole il tragitto, ricordatevi di fare un “pet-stop” almeno ogni novanta minuti. Come noi abbiamo necessità di sgranchire le gambe dopo essere stati seduti per molto tempo, così i cani hanno bisogno di stare all’aperto e muoversi in piena libertà.

Una volta ripartiti, avranno sicuramente sete. Voi non fatevi trovare impreparati e predisponete una ciotola di plastica sì piena d’acqua, ma soprattutto fissata agli interni della vettura in modo che non possa rovesciarsi. In questo modo, il vostro cane potrà dissetarsi quando lo vorrà, senza però che la sua giocosa irruenza trasformi l’abitacolo in una piscina.

Dal bere al mangiare. Per evitare spiacevoli inconvenienti, che vi costringerebbero a turni straordinari di pulizia, oltre che

Ford Mustang: il fascino senza tempo di un mito di successo

Ford Mustang:

il fascino senza tempo di un mito di successo

Eleganza e potenza per un successo senza fine. Nel 2018, per il quarto anno consecutivo, la Ford Mustang si è confermata l’auto sportiva più venduta al mondo. A certificarlo, sono i dati di IHS Markit, basati sulle immatricolazioni delle vetture del settore, che hanno decretato anche come la celeberrima coupé di Detroit, sempre negli ultimi dodici mesi, sia stata la più gettonata negli Stati Uniti e capace di realizzare in Europa, nel primo trimestre del 2019, un incremento del fatturato del 27%. Numeri eclatanti e inequivocabili, che testimoniano come questo evergreen delle quattro ruote (il primo modello uscì il 17 aprile 1964), oltre a occupare il vertice della classifica di gradimento degli appassionati, sembri addirittura trarre nuova linfa e rinnovato splendore proprio dal trascorrere del tempo.

Ma perché la Ford Mustang è un’attrazione fatale per milioni di automobilisti al punto da esser preferita a colossi come Ferrari e Porsche? Che cosa possiede di originale e introvabile rispetto alle altre fuoriserie? Alla risposta ci si può arrivare partendo dal simbolo dal quale prende il nome, ovvero il mustang, cavallo dell’America Nord Occidentale (l’antico Far West) impossibile da domare, irrefrenabile nel movimento e capace di arrivare ovunque. E illimitatezza, potenza e libertà sono le sensazioni che si provano quando ci si mette al volante di questa vettura, ideata per soddisfare il desiderio di acquisto della prima generazione di americani nata dopo la seconda guerra mondiale e resa celebre da tre partecipazioni cinematograficheUna cascata di diamanti (1971), settimo episodio della saga di James Bond; Rollercar – Sessanta secondi e vai (1974), nel quale un esemplare giallo fiammante, chiamato “Eleanor”, è protagonista di un inseguimento lungo quaranta minuti; ma soprattutto Bullitt (1968), con Steve McQueen alla guida di una “GT390” verde metallizzato per un altro inseguimento, stavolta lungo le strade di San Francisco, che ha fatto la storia del cinema. Al punto che nel 2018, in occasione del cinquantesimo del film, dopo un restauro da parte della stessa Ford, quell’esemplare fu esibito al salone internazionale dell’auto di Detroit assieme alla presentazione della “Mustang Bullitt Limited Edition”. A spingerla, il celebre motore V8 da 5 litri, vero e proprio marchio di fabbrica di ogni Ford Mustang, che soltanto negli ultimi anni si è alternato con la versione EcoBoost da 2.3 litri, ovvero un propulsore turbocompresso garante della medesima potenza, ma con un risparmio in termini di consumi.

La possibilità di scegliere la tradizione o l’innovazione si ritrova anche nella nuova Ford Mustang, capace di passare da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi e di raggiungere una velocità massima di 250 km/h. A caratterizzarla, una serie di novità riguardanti le prestazioni, la sicurezza e il comfort. Grazie allo scarico valvola attivo, si potrà regolare il rombo del motore; una nuova trasmissione automatica a dieci rapporti (sei per quella manuale) beneficerà di nuove leve per cambi

Il futuro e la tradizione dell’auto nella 5ª edizione del Parco Valentino Motor Show

Il futuro e la tradizione dell’auto nella 5ª edizione del Parco Valentino Motor Show

Nel segno dell’innovazione e senza dimenticare la tradizione. C’è grande attesa per la quinta edizione del Parco Valentino Motor Show, il salone dell’auto all’aperto, prossimo a far rombare i motori dal 19 al 23 giugno a Torino, nell’incantevole cornice del Parco Valentino, che tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento ospitò sette edizioni di un gran premio di F1 extra-campionato. Una rassegna sempre più in crescita e che quest’anno si preannuncia ricca di numerose novità destinate a sbalordire visitatori e appassionati. A cominciare dai 54 brand presenti con i loro stand, che rappresentano il 98% del settore automotive e il record per la manifestazione. Fra questi non potrà certo mancare Ford, che esporrà l’ultimo modello della Ford GT, capolavoro di aerodinamica e potenza col nuovo motore EcoBoost da 3.5 litri, e il Nuovo Ford Ranger Raptor, il pick-up della famiglia Ford Performance destinato a vincere le sfide proposte da ogni tipo di superficie.

Uno dei temi centrali della manifestazione sarà il futuro dell’automobile, sempre più nel segno dell’elettrico e della tecnologia. Al punto che il taglio del nastro d’inaugurazione sarà effettuato, il 19 giugno e alla presenza delle istituzioni locali, da una vettura a guida autonoma. Una curiosità alla quale farà seguito il focus sulle auto elettriche che, a riprova della sempre più crescente importanza dell’alimentazione ecosostenibile, sarà ospitato per la prima volta all’interno del Parco Valentino e non più nel centro della città. I presenti potranno ammirare le vetture equipaggiate da propulsori elettrici o ibridi plug-in e, se interessati, potranno cimentarsi anche in un test-drive.

Proiezione al domani sì, ma con uno sguardo al passato. A caratterizzare il Parco Valentino Motor Show sarà anche un tuffo nelle auto sportive e d’epoca grazie ad altri due eventi: la Supercar Night Parade e il Gran Premio del Valentino.

Mercoledì 19 giugno, dalle ore 20 in avanti, lungo un circuito dinamico di sei chilometri ricavato nel centro storico di Torino che, con partenza e arrivo al Castello del Parco Valentino toccherà luoghi simbolo della città (fra gli altri, via Roma, piazza San Carlo, piazza Castello), le automobili più rappresentative di ogni brand sfileranno in tre specifiche sessioni: nella prima, la President Parade, siederanno al volante i presidenti e i CEO di ogni brand; poi, nella Journalist Parade, sarà il turno dei giornalisti; e a concludere, per la Supercar Parade, i collezionisti di auto storiche e sportive.

La parata sarà aperta da una slot di monoposto di marchi gloriosi della storia della F1, come Lotus e McLaren, che saranno capeggiate dalla Ferrari del compianto Michele Alboreto. Un’esclusiva di assoluto livello, resa possibile grazie alla partnership del Parco Valentino Motor Show con ACI e con Gian Carlo Minardi, ideatore e organizzatore dell’Historic Minardi

Trucco, canto e trasformismo: il favoloso mondo delle donne al volante

Trucco, canto e trasformismo:

il favoloso mondo delle donne al volante

Secondo uno studio della “University Hospital Balgrist” di Zurigo, le donne sono effettivamente “multitasking” come spesso amano sottolineare per rimarcare una loro peculiarità e sentirsi un passo avanti rispetto agli uomini lungo la via che conduce all’irraggiungibile perfezione. Ma questa capacità di fare più cose contemporaneamente si manifesta anche quando sono alla guida?

Ebbene sì! In base a un’altra indagine, effettuata dalla compagnia di assicurazioni “Centro Studi e Documentazione Direct Line”, il gentil sesso non può rinunciare alla sua vocazione di disimpegnarsi in almeno un’altra attività anche quando stringe un volante fra le mani.

Al primo posto di questa particolare graduatoria della multifunzionalità c’è il trucco, prediletto da almeno una su dieci di loro. Senza saperlo, migliaia di automobilisti ignorano che, mentre sono intenti a tenere sotto controllo traffico e orologio per non arrivare in ritardo a destinazione, nella vettura che li precede o li segue vi sono autentiche equilibriste del mascara o inarrivabili trapeziste del fondo tinta che, scattato il rosso al semaforo, corrono subito a metter mano alla loro trousse con una velocità che nemmeno Bolt, salvo poi essere di nuovo con gli occhi sull’asfalto non appena la luce si fa verde.

Attenzione, però. “Vanitose” non fa rima con “pericolose”, come si potrebbe supporre in un primo momento. Perché la loro devozione a Narciso è praticata quando la macchina è in sosta o prigioniera del traffico e un po’ di rossetto non attenta all’incolumità. Non certo quando sono alle prese con i cambi di marcia, frangenti nei quali si dedicano a un altro loro passatempo preferito: parlare al telefono. Di solito, con un’amica. E tema della conversazione, in molti casi, è proprio il maquillage che nella mente hanno già programmato di eseguire al primo imbottigliamento.

Dal trucco al canto fino a veri e propri show. Se esibirsi in performance musicali è una loro consuetudine mentre dal freno ritornano sull’acceleratore, quando sono alle prese con gli imprevisti o con il parcheggio sfoggiano performance da consumate attrici di palcoscenico. Perché con asburgico cipiglio sono capaci di richiamare il loro compagno a un aplomb british, qualora lo abbandoni in favore di espressioni vernacolari all’indirizzo di qualche improvvido automobilista. Ma una volta che si ritrovano loro alle prese con qualche pirata della strada, eccole reagire come una massaia di borgata quando, a piedi, sotto il sole e sulla via di casa, vede rompersi la borsa della spesa, che si rovescia per terra. A cominciare dalla scatola delle uova…

Un simile copione va in scena anche quando è il momento del parcheggio. Dove fanno immediatamente i raggi “x” al loro conducente, con tanto di referto verbale dettagliato in ogni aspetto, qualora non completi la manovra nelle canoniche tre mosse come scuola guida comanda. Sennonché poi sono sempre loro le prime a esibirsi in memorabili gimkane quando hanno “l’ingrato” compito di posteggiare la vettura.

Un così elevato trasformismo, oltre a far impallidire