Ford-Ferrari: una rivalità da cinema
La prima volta non si scorda mai e talvolta finisce al cinema. Specialmente se è la vittoria in una delle gare automobilistiche più celebri del mondo: la 24 Ore di Le Mans. E’ in tutti i cinema il film “Le Mans ’66 – La Grande Sfida”, dedicato al battesimo del trionfo di Ford nella competizione icona delle corse di durata. A portarlo sul grande schermo, il regista James Mangold e un cast di attori fra i quali spiccano Matt Damon e Christian Bale, rispettivamente nei panni di Carroll Shelby e Ken Miles, ovvero il progettista e l’ingegnere-pilota artefici della Ford GT40 Mk2, l’auto che riuscì nell’impresa.
Già perché quel successo fu una vera e propria opera d’arte del motorsport per tre motivi: perché la casa di Detroit occupò tutti e tre i gradini del podio; perché interruppe il dominio Ferrari che durava dal 1960; soprattutto, perché permise a Henry Ford II di prendersi la rivincita sul costruttore modenese dopo il gran rifiuto di quest’ultimo a cedergli la scuderia nel 1963.
Proprio quest’ultima ragione fu la molla che spinse la casa americana a gettarsi nel mondo delle corse. Fino a quel momento si era dedicata alla produzione di auto da strada, salvo rendersi conto che dalle competizioni avrebbe potuto guadagnare in termini di visibilità e popolarità. Quelle di cui all’epoca già godeva Ferrari, che nel 1929 aveva lasciato l’Alfa Romeo per mettersi in proprio e costruire vetture col suo nome che primeggiassero nell’automobilismo sportivo. Un obiettivo pienamente centrato, perché a inizio anni Sessanta il marchio di Maranello vantava già sei titoli mondiali di Formula 1, cinque 24 Ore di Le Mans, sei 12 Ore di Sebring e un’affermazione nella neonata 24 Ore di Daytona. Queste ultime due si tenevano negli Stati Uniti e permettevano al Cavallino Rampante di occupare le prime pagine dei giornali americani, suscitando non poco fastidio in casa dell’Ovale Blu che, nonostante i massicci investimenti pubblicitari, vedevano il loro nome rimanere nell’ombra. Decisero allora di acquistare la scuderia italiana, che versava in situazioni finanziarie oltremodo precarie, e nel 1963 avviarono le trattative per un affare stimato intorno ai dodici milioni di dollari. Ma al momento di chiudere l’affare, Enzo Ferrari si oppose perché si rese conto che non avrebbe più avuto il controllo del Reparto Corse, per il quale l’ultima parola sulle decisioni da prendere sarebbe dovuta arrivare da oltreoceano.
Per Ford fu un’umiliazione alla quale volle rispondere lanciando il guanto di sfida nella 24 Ore di Le Mans e ingaggiando le migliori risorse umane del settore presenti negli Stati Uniti. A cominciare proprio da Carroll Shelby, che si era aggiudicato Le Mans nel 1959 salvo poi ritirarsi dalle scene per problemi cardiaci e aprire un piccolo team per conto proprio, assunto come progettista di quella che sarà la prima Ford GT40. Però, sia nel 1964 che nel 1965, furono più fiamme che fuoco. Perché le “Mk1”, pur più potenti della concorrenza, si