Archivi mensili: Maggio 2021

Servizi online: dove viaggia il futuro dell’automotive

Servizi online: dove viaggia il futuro dell’automotive

“Se non si cambia come mentalità, inutile pretendere il cambiamento economico”. Pensieri e parole di Francesco Di Ciommo, presidente e CEO di Ford Authos, nel suo intervento di ieri mattina ad “Ascoltare il mercato per far crescere il business”.

Organizzato da PwC Italia con la collaborazione di KPI6 e la media partnership di Citynews, l’evento era dedicato alle aziende. E alla loro comprensione dei mercati, alla conoscenza delle opinioni dei consumatori e al loro posizionamento nell’industry di riferimento rispetto ai competitors attraverso il “Social Innovation Observatory”.

Temi attuali più che mai in questo periodo storico, vittima del Covid-19 e delle sue pesanti ripercussioni sull’economia mondiale. La crisi si è fatta sentire per molti settori, a cominciare dall’automotive, chiamato ora a un profondo rinnovamento delle sue logiche.

Ne è convinto, ma già da prima del coronavirus, anche Di Ciommo. Nel suo intervento ha spiegato come al giorno d’oggi sia fondamentale, per un’impresa, la capacità di interpretare il cambiamento dei tempi. Per individuare nuove soluzioni di business che le permettano di rimanere competitiva sul mercato. Ma anche assicurare prospettiva ai suoi dipendenti e diventare un punto di riferimento per i consumatori del suo settore. A patto di sposare una premessa: sapersi mettere in discussione. “Bisogna avere l’umiltà di cambiare” dice “perché oggi la domanda è totalmente diversa. Per la verità, lo era già prima del Covid, che non ha fatto altro che accelerare un processo in corso da tempo. Ovvero che c’è più richiesta e più engagement virtual che fisico. Il pubblico chiede più connettività anche in termini di mobilità, perché ha necessità di ottimizzare il tempo per raggiungere le proprie esperienze”.

Questo cambiamento di approccio al mercato, dove l’online ha il sopravvento sul reale, è parallelo anche a un’altra trasformazione. Quella del concetto di mobilità. “Dall’acquisto dell’auto inteso come bene di proprietà” – prosegue Di Ciommo “si è passati a una maggior diffusione dell’utilizzo della macchina quando se ne ha bisogno. E questo sia nel car sharing che nel noleggio a lungo termine. Cioè le soluzioni preferite per soddisfare questo tipo di esigenza”.

Questo servizio è stato uno dei due punti di partenza della nostra storia dal gennaio del 2014 in poi. Quando Di Ciommo assunse la guida di Authos, trovandosi alle prese con una situazione critica dove era in atto la ristrutturazione del debito presso le banche.

L’altro è stato invece un nuovo modo di fare comunicazione. Non più cartacea, ma digitale. “Noi siamo andati sui social network piuttosto che sui giornali, canale tradizionale per le campagne promozionali che però costa 3.000 euro e non raggiunge nessuno. Diversamente da un post per il quale spendo 30 euro e mi permette di raggiungere 60.000 persone, andando a guardare anche un altro elemento. Tutti reagivano a questo tipo di comunicazione, che abbiamo deciso di fare in due modalità: quantity e quality”.

Da una parte è stata sviluppata una notevole

Acquisti online e mobilità elettrica: ad “Automotive & Mobility” ci sarà anche Authos

Acquisti online e mobilità elettrica:

ad “Automotive & Mobility” ci sarà anche Authos

Il 28 maggio, a partire dalle ore 10:50, PwC Italia, in collaborazione con KPI6, Euromedia Research e la media partnership di Citynews, presenta l'”Automotive & Mobility Observatory“, un approccio innovativo per analizzare i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori rispetto alle diverse modalità di trasporto, l’evoluzione della propensione all’acquisto e di modalità alternative di utilizzo e acquisto del veicolo, per supportare le organizzazioni nello sviluppo di nuove strategie commerciali e di lead generation per il mondo automotive.

Francesco Di Ciommo, Presidente e CEO di Ford Authos S.p.a., interverrà parlando del ruolo sempre più critico che stanno assumendo le attività di analisi e monitoraggio delle abitudini dei consumatori e dei nuovi trend sui social e sul web, ma anche degli investimenti necessari a formare le persone che tutti i giorni si occupano di estrarre valore da queste preziose informazioni.

Durante l’evento verranno approfonditi e commentati con la dottoressa Alessandra Ghisleri, Direttrice di “Euromedia Research”, e gli esperti del settore di PwC Francesco Papi, “Automotive Leader PwC Strategy&”, e Paolo Guglielminetti, “Global Railways and Roads Leader PwC Italia”, i principali risultati emersi dall’osservatorio: l’impatto della pandemia sulla propensione all’acquisto dei consumatori e le nuove forme di utilizzo dell’auto alternative all’acquisto, il crescente interesse dei consumatori per la mobilità elettrica e la propensione all’utilizzo dei canali digitali per il settore automotive.

La pandemia ha avuto un impatto negativo sul sentiment nei confronti del mondo delle quattro ruote e gli italiani sembrano preferire modalità di utilizzo del veicolo alternative all’acquisto, che garantiscono maggiore flessibilità e costi più ridotti. Nonostante questo, le auto elettriche si confermano l’hot topic del momento per i consumatori, rivelando una maggiore propensione all’acquisto. Cresce anche l’interesse verso l’acquisto di auto online e verso i canali e i servizi digitali, quali per esempio la consulenza virtuale per configurare e/o visionare la vettura da remoto e i servizi di test drive at home. Si parlerà anche di mobilità e dell’impatto sulla fiducia delle persone dovuto ai recenti cambiamenti sociali.

Segui l’evento per scoprire di più: https://www.meetpwc.it/event/automotive&mobility

Monte-Carlo: la corsa dal fascino unico regno dei motori Ford

Monte-Carlo: la corsa dal fascino unico regno dei motori Ford

Monte-Carlo: le origini

È chiamato il “gran premio lotteria”, la “gara roulette” o il “circuito salotto”. Ma la definizione migliore per il tracciato di Monte-Carlo, teatro domenica prossima del Gran Premio di Monaco, è racchiusa in un aggettivo: unico. Per la sua storia e per il suo fascino, che lo rendono un simbolo senza eguali del motorsport.

Anche se quasi sempre presente nel calendario del campionato di Formula-1, le sue origini risalgono al 1929. Quando la volontà di Anthony Noghès, commerciante di tabacchi e presidente dell’Automobile Club di Monaco, prese forma con la prima edizione di questa corsa di velocità su strade adibite alla viabilità ordinaria. Un menu del tutto inedito rispetto alle sfide che già all’epoca si disputavano negli autodromi (Monza, Indianapolis), ma che Monte-Carlo ha saputo riproporre con inalterata bontà fino ai giorni nostri. E che è alla base del suo straordinario successo. Perché tutti vogliono esserci, a Monte-Carlo. Sportivi, attori, cantanti, manager, modelle, etc. Certo, merito della sua cornice – mare, mondanità, lusso – ma soprattutto delle sue caratteristiche, introvabili nel resto del mondo.

Monte-Carlo: il circuito

Qui gli spazi sono stretti e i rettilinei troppo corti. Tanto che a rendere famoso il circuito sono le sue curve. Alcune per la loro difficoltà, quasi tutte per i loro nomi. Quella del “Casinò“, un “destra-sinistra” in prossimità del noto “Casinò di Montecarlo”, è determinante per fare il tempo in qualifica e anticipa quella più lenta di tutta la F1, la “Fairmont Hairpin”. Meglio conosciuta come curva della “Vecchia Stazione” perché sede fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso della stazione del Principato, è un tornantino da meno di 60 km/h dove il volante della vettura viene girato di oltre 180°. Poco più avanti, dopo il “Portier” figlio dell’ingresso dell’albergo situato nei pressi, un’altra esclusiva di tutto il campionato: il “Tunnel“.

Anch’esso in piega, vede le monoposto sfrecciare sotto i grattacieli a oltre 280 km/h per dirigersi verso il “Tabaccaio“, secca svolta cieca a sinistra altrettanto cruciale per assicurarsi un buon posto sulla griglia di partenza e per misurare lo spessore del pilota. Le “Piscine” e la “Louis Chiron“, intitolata all’unico pilota monegasco vincitore della manifestazione (1931), precedono la “Rascasse“, dal nome dell’omonimo locale lì costruito a inizio anni Settanta che obbligò gli organizzatori a ridisegnare la lenta curva del “Gasometro”, e la “Anthony Noghès“, che immette sul traguardo dove l’ideatore dell’evento è nuovamente presente. Come su ogni altra pista. Perché si deve a lui l’invenzione della bandiera a scacchi, pensata mentre giocava a dama e cercava una soluzione per comunicare l’arrivo ai piloti evitando fraintendimenti.

Monte-Carlo: le curiosità

In un dedalo simile è pressoché impossibile sorpassare. Soprattutto sull’asciutto, anche se ogni tanto qualcuno ci riesce. Come Gilles Villeneuve, che fu il primo ad ammaestrare questo serpente d’asfalto con un motore turbocompresso. Nel 1981, a quattro giri dalla conclusione, infilò la sua Ferrari tra il guard-rail e la fiancata della Williams

Ford Transit Custom Combi: versatilità ed efficienza nel rispetto dell’ambiente


Ford Transit Custom Combi:

versatilità ed efficienza nel rispetto dell’ambiente

Essere versatili ed essere green. In due parole, essere Ford. E per la precisione Transit Custom Combi, il veicolo commerciale della vasta gamma dell’Ovale Blu che meglio abbina le esigenze di avere molto spazio a disposizione con la necessità di una mobilità sempre più ecologica. 

Presente sul mercato in otto modelli e due versioni, a passo lungo (3.300 mm) o a passo corto (2.933 mm), il modello premiato come Van of the Year nel 2020 brilla soprattutto per il suo eclettismo e per le sue dimensioni. Grazie a una capacità interna di 6m³, in grado di sostenere carichi superiori ai 1.000 kg, il Transit Custom Combi è l’ideale per chi deve trasportare grandi quantità di merci o i propri attrezzi di lavoro. Al punto da trasformarsi in un magazzino o in un’officina itinerante.

Ford Transit Custom Combi: gli interni

Ma la peculiarità dei suoi grandi interni non si esaurisce al mondo del business. Come si può intuire dal nome, “Combi” sta per “combinato” e cioè “adatto a più funzioni”, l’ultima creatura dei veicoli commerciali nati in riva ai Grandi Laghi soddisfa anche le maggiori aspettative in termini di accoglienza.

Merito dei suoi nove posti a sedere disposti su ben tre file, un vero e proprio record, che di fatto possono ospitare due nuclei famigliari ed essere configurati secondo più modalità. Si possono ruotare per dare vita a un salottino oppure, a seconda del numero di persone a bordo, l’ultima fila può essere spostata in avanti, a ridosso della seconda. Altrimenti entrambe possono essere tolte per avere più spazio possibile.

Ford Transit Custom Combi: il motore

Oltre che versatile il Ford Transit Custom è ecologico e riesce a essere “combi” nella garanzia di eccellenti ed efficienti performance motoristiche nel rispetto dell’ambiente.

Tutto ciò è reso possibile dalla doppia alimentazione formata da un motore a combustione Diesel, che fa già l’occhiolino alla sostenibilità con la versione 2.0 TDCi EcoBlue (disponibile in tre livelli di potenza: 105CV/360 Nm, 130CV/385 Nm e 170CV/405 Nm), e dalla batteria a energia elettrica che, a seconda del formato, lo rende fruibile in due versioni: mild-hybrid (MHEV) o plug-in hybrid (PHEV).

Ford Transit Custom Combi: plug-in e mild hybrid

Se per entrambe le tipologie la batteria è posizionata sotto il telaio, così da non ridurre la capienza interna, il modello plug-in hybrid, attivando la modalità di guida “EV Now“, consente di viaggiare nel più totale silenzio e a zero emissioni fino a cinquantasei chilometri.

A patto, ovviamente, che ci sia la massima quantità di carica elettrica. Nel mild hybrid invece la centralina è a 48V e consente al veicolo di beneficiare di un boost di potenza in fase di ripartenza, sfruttando l’energia cinetica che ha accumulato al suo interno durante la fase di frenata. 

Ford Transit Custom Combi: il Geofencing

Tra le

Al volante in dolce attesa

Al volante in dolce attesa

Nove mesi che cambiano per sempre la vita di due persone. La gravidanza è un punto di svolta nella vita di una coppia, ma soprattutto di una donna, che si ritrova a vivere sensazioni e trasformazioni fino a quel momento mai provate per le quali, in alcuni casi, deve adottare anche degli accorgimenti. Come quando si mette al volante della sua auto.

Innanzitutto è bene sgombrare gli equivoci dettati da antichi pregiudizi o esagerata cautela: le donne in gravidanza possono guidare. Non c’è nessuna legge a impedirlo e non è controproducente né per la salute loro e né, soprattutto, per quella del nascituro. A patto di prestare attenzione ad alcuni accorgimenti.

I principali riguardano i primi tre mesi dal concepimento, i più delicati perché il feto è in formazione, nei quali è meglio che la mamma non affondi il pedale sull’acceleratore qualora avverta nausea, spossatezza o senso di malessere. Questo per evitare ulteriori affaticamenti che potrebbero pregiudicare il controllo del veicolo, rischiando di incappare in qualche incidente.

Nei successivi tre mesi la gravidanza entra nella fase centrale, riconoscibile dal progressivo aumento delle dimensioni della pancia. Ma questo non autorizza a viaggiare senza cintura di sicurezza. Tutt’altro. Il Codice della Strada ne prevede l’obbligo, perché riduce il 50% di probabilità di danni al bambino in caso d’incidente e perché non indossarla potrebbe causare una detrazione di cinque punti sulla patente e una multa tra gli 80 e i 323 euro. Soltanto se la gravidanza dovesse essere riconosciuta come “a rischio” mediante apposito certificato dal ginecologo, che la diretta interessata dovrà comunque avere sempre con sé, allora la cintura potrà non essere indossata. Portarla, tra l’altro, non complica i movimenti al volante. Perché basterà qualche accortezza in più, tipo la fascia diagonale che attraversa il petto in mezzo al seno mentre quella orizzontale passa sopra le gambe e sotto l’addome, per non avere problemi. 

E si arriva all’ultimo trimestre. Il lieto evento si avvicina sempre di più ed è consigliato, dal settimo mese in avanti, farsi accompagnare per evitare uno stress che potrebbe provocare perdita di lucidità se non dei veri e propri svenimenti le cui conseguenze sarebbero facilmente intuibili. Per cui, in caso di stanchezza, è meglio lasciare ad altri la conduzione della vettura e vestire i panni della contessa della televisione, che aveva un Ambrogio pronto ad accompagnarla in lungo e in largo in ogni momento della giornata. 

Infine, alcuni consigli trasversali all’intera parabola natale: indossare sempre abiti larghi e comodi; controllare se la gravidanza rientri fra le coperture dell’assicurazione in caso di danni; tenere il volante distante almeno venticinque centimetri dal petto; non disattivare mai l’airbag, visto che è una sciocchezza pensare che metta a rischio l’incolumità del bambino perché quando entra in funzione colpisce il viso e il petto, ma non la pancia; mantenere una

Full, Mild e Plug-In: tutti i volti dell’ibrido

Full, Mild e Plug-In

Tutti i volti dell’ibrido

Full Hybrid, Mild Hybrid e Plug-In Hybrid. Quante volte, guardando la tv o navigando su Internet, sentite queste parole mentre davanti ai vostri occhi sfreccia un’auto slanciata e fiammante? E quante volte vi siete chiesti che cosa volessero dire? 

La vostra curiosità troverà ora soddisfazione. Queste tre definizioni sono tutti i volti dell’ibrido, ovvero la combinazione tra motore termico ed elettrico. Una realtà sempre più diffusa nel mondo delle quattro ruote perché tappa intermedia verso il suo futuro: la mobilità sostenibile. Vale a dire riduzione dei consumi e zero emissioni di CO2 per una maggior tutela dell’ambiente. Una strada intrapresa anche da Authos, che nella sua flotta dispone di tutta la gamma green di Ford: Nuova Puma, Nuova Kuga, Fiesta, Focus, Mondeo, S-Max, Galaxy e Nuovo Explorer

Ma che cos’è con esattezza un’alimentazione full, mild o plug-in hybrid? E che cosa differenzia l’una dalle altre? Andiamo a scoprirlo insieme. 

Partiamo dal full hybrid (HEV, Hybrid Electric Vehicle). Come lascia intendere il nome, “full” cioè “pieno, completo”, si tratta della versione originale dell’ibrido, che prevede due motori installati separatamente all’interno del veicolo: uno a combustione (benzina o diesel) e uno a batterie. Ambedue sono in grado di far muovere il mezzo, anche se l’elettrico in completa autonomia soltanto per una distanza di pochi chilometri. Questo accade perché la funzione principale dell’ibrido è un’altra: convertire l’energia cinetica, prodotta in fase di decelerazione o di frenata, in energia elettrica da adoperare in un momento della guida che invece richiederebbe un contributo massimale da parte dell’alimentazione termica. Come la partenza da fermo o la ripartenza nelle cosiddette fasi di “stop and go” (al semaforo, in mezzo al traffico, in prossimità dei passaggi pedonali, etc.). In circostanze di questo tipo, grazie all’attivazione dell’elettrico, si azzera l’impatto ambientale, impedendo le emissioni di CO2, e si ha il vantaggio di risparmiare carburante.

Il full hybrid è così perfetto per muoversi nei centri abitati e, a seconda delle disposizioni amministrative del luogo dove ci troviamo, può consentire di beneficiare delle strisce blu gratuite o dell’accesso alle ZTL. Infine, se si vuole fruire al meglio dei suoi vantaggi, occorre anche uno stile di guida più soft, che preferisce una parzializzazione del gas e una frenata più dolce ad arresti bruschi e partenze col pedale dell’acceleratore schiacciato a fondo. 

È invece conosciuto come mild hybrid (MHEV) l’ibrido leggero. Sia per il nome, sia perché più economico e più semplice dal punto di vista tecnico rispetto al