Archivi mensili: Settembre 2021

Come sconfiggere la crisi dei chip? Con la “pronta consegna”

Come sconfiggere la crisi dei chip?

Con la “pronta consegna”

Un’isola in mezzo al mare per scampare al naufragio. È la “pronta consegna”, uno dei servizi di punta dell’offerta di Authos, cresciuta d’importanza negli ultimi mesi al punto da assumere le sembianze di un vero e proprio rifugio. Per tutti. Concessionari e clienti.

Il motivo? La perdurante crisi del settore automotive. Dopo il 2020 della pandemia, ora è il turno dei chip. Le case automobilistiche sono a corto dei semiconduttori necessari al funzionamento degli innumerevoli dispositivi elettronici presenti sulle vetture (tettino dell’abitacolo, GPS, centralina per il climatizzatore, per i sedili con massaggio, per gli assistenti alla guida, ecc.). Una carenza che si ripercuote sulla produzione, ridotta in certi casi dell’80-90%, e che impedisce ai dealer di fruire dei beni con i quali soddisfare le esigenze degli utenti.

Una situazione figlia del lockdown, durante il quale chi fabbrica questi piccoli congegni ha concentrato i suoi investimenti su pc e smartphone a discapito delle quattro ruote, e di alcuni imprevisti come la portacontainer incagliata nel canale di Suez lo scorso 23 marzo, che ha rallentato le esportazioni dei pezzi in Europa. Impossibile per il momento prevederne la fine, c’è chi parla di sei mesi e chi invece di un anno.

Così il settore auto si ritrova alle prese con un problema ben più grande del Covid, come osserva il nostro presidente e CEO, Francesco Di Ciommo: “La pandemia aveva chiuso la domanda fisica del prodotto, ma l’imprenditore che voleva vendere doveva solo ingegnarsi per farlo a distanza, poiché effettivamente aveva disponibilità di prodotto. Invece ora la mancanza di prodotto si traduce, dal punto di vista economico, nella presenza di domanda accompagnata però dalla mancanza di offerta, poiché non si ha merce da vendere”. Ma c’è di più. Proprio per la sua penuria, il costo del bene sarà destinato inevitabilmente ad aumentare. “I concessionari oggi non hanno scelta e subiranno passivamente la carenza di prodotto che, tra l’altro, riguarda anche le materie prime. In generale stanno aumentando i costi di tutto ciò che riguarda l’utilizzo o meno dei microchip”.

Preso atto del problema, che cosa può fare un dealer per fronteggiarlo nel migliore dei modi? Innanzitutto, tenersi informato ed essere lungimirante. “Sei mesi fa abbiamo individuato e percepito il potenziale problema futuro, leggendo i giornali, guardando macro economicamente che cosa succedeva e comprendendo che ci dovevamo ristrutturare” premette Di Ciommo, che poi sottolinea la necessità di prendere dei rischi.

Abbiamo aumentato gli oneri finanziari, circa 70.000 euro al mese di più a seconda della quantità di auto che abbiamo preso. Gli organi di controllo mi hanno dato del matto, ma oggi è proprio grazie a questa scelta che abbiamo la possibilità di andare avanti per sei mesi, di far proseguire il ciclo naturale dell’azienda e creare conto economico”.

Infine, ecco calare sul tavolo la carta che permette di restare in partita: la “pronta consegna”. Il servizio che

Auto in “Pronta consegna”: tutto quel che c’è da sapere


Auto in “Pronta Consegna”: tutto quel che c’è da sapere

E’ davvero così complicato trovare un’auto in pronta consegna?

Non sei l’unico a domandarti quanti mesi dovrai attendere per ricevere la tua prossima vettura. Una condizione che riguarda migliaia di italiani, ai quali Authos ha deciso di venire incontro con una strategia ben chiara.

Scopri tutto nell’intervista ad Andrea Crescenzo, responsabile del Ford Store di Moncalieri.

Buona lettura.

Cosa significa Auto in Pronta Consegna?

Auto in Pronta Consegna vuol dire disponibilità immediata. Quindi per tutte quelle persone che hanno la necessità di avere una macchina in tempi brevissimi.

Una soluzione sempre più gettonata che da noi trova una completa realizzazione grazie a un’offerta che, come consuetudine, risulta essere ampia e inclusiva per rispondere a ogni tipo di esigenza.

Authos si è dimostrata negli ultimi anni come il dealer più importante in Italia in quanto a immatricolazione. Proprio per questo abbiamo cercato di inflottare un numero elevatissimo di vetture. Oggi abbiamo uno stock molto importante.

Questo può essere sia dedicato a un privato oppure ad aziende, quindi anche per flotte aziendali e veicoli commerciali abbiamo una vasta scelta di vetture in Pronta Consegna.

Che differenze ci sono con le Auto KM 0?

Pronta Consegna sono macchine disponibili che devono ancora essere immatricolate. Le auto Km 0 riguardano una nicchia particolare di vetture che sono già state immatricolate e sono disponibili per essere volturate al cliente finale. Queste vetture hanno degli sconti particolari e vengono vendute a dei prezzi molto competitivi.

Come funziona il servizio Pronta Consegna di Authos?

Il servizio “pronta consegna“ di Authos si estende su oltre mille vetture, tra nuovo, usato e veicoli commerciali.

Andiamo quindi a scoprire il funzionamento di questo servizio e le caratteristiche che permettono alla concessionaria Ford numero uno su Torino e provincia di confermarsi ancora una volta un punto di riferimento nel settore automotive.

Come accedere alla Pronta Consegna?

Usufruire del “pronta consegna” è semplice.
Non si deve far altro che esplicitarne la richiesta nel momento in cui si prende contatto con una delle sedi Authos.

FIRMA DIGITALE

Una nostra prima peculiarità prevede che ciò non avvenga necessariamente in presenza, ma anche a distanza.

i nostri colleghi hanno la possibilità tramite la videochiamata di potervi far vedere l’auto e scegliere insieme la tipologia di vettura, modificare eventualmente quali possono essere gli accessori, e con la firma digitale poter procedere all’immatricolazione.

Attraverso una videochiamata, un nostro consulente mostrerà e descriverà il veicolo al quale si è interessati.

Dopodiché, se corrisponderà alle sue necessità e ne sarà soddisfatto, potrà perfezionarne immediatamente l’acquisto grazie alla firma digitale.

VANTAGGI

Il vantaggio della Pronta Consegna è che si ha il bene nel minor tempo possibile. Quindi la velocità di ricevere subito il bene e sceglierlo.

Tra gli altri punti di forza del nostro servizio, la possibilità di scegliere tutti i colori della gamma del

Donne al volante: chi fu la prima in Italia?

Donne al volante: chi fu la prima in Italia?

Tra le pesanti ripercussioni sulla condizione delle donne afghane dopo il ritorno al potere dei Talebani potrebbe esserci anche la reintroduzione del divieto di guida. Un diritto conquistato a fatica nell’ultimo decennio, le cronache narrano come trecentocinquanta di loro avessero preso la patente nel 2017 nonostante forti ostracismi di natura sociale ed economica, ma comunque dall’alto valore simbolico. Basti pensare, infatti, che l’ultimo Paese del mondo ad aprire alle donne al volante è stata l’Arabia Saudita nel 2018.

Racconti di questa natura suscitano sconcerto, se si tiene conto della situazione nel resto del mondo. Soprattutto nell’emisfero occidentale. Dove la relazione tra le donne e l’automobile presenta una storia di ben altra natura, che affonda le sue radici alla fine del diciannovesimo secolo. Nel 1888 la tedesca Bertha Benz, moglie di Karl (considerato l’inventore dell’auto), fu la prima donna a compiere un viaggio sulla lunga distanza, percorrendo con i suoi bambini a bordo i cento chilometri che dividevano Mannheim da Pforzheim, due città della Germania sud-occidentale.

Notevole sviluppo alle quattro ruote arrivò anche da Oltreoceano. A due donne statunitensi, Dorothy Levitt e June McCarroll, si devono rispettivamente altrettante invenzioni che hanno fatto la storia della mobilità stradale: lo specchietto retrovisore e la linea di mezzeria.

Anche l’Italia non è stata da meno nel dare il suo contributo. Nonostante una società patriarcale e la difficoltosa condizione sociale delle donne, che hanno avuto un tardivo riconoscimento di alcuni diritti come il voto (soltanto nel 1946 poterono esercitarlo per la prima volta alle elezioni politiche), l’inizio del Novecento vide due signore lasciare un segno indelebile negli annali dell’automobile al punto da contendersi, in epoca contemporanea, il titolo di prima patente rosa del nostro Paese. I loro nomi? Ernestina Prola e Francesca Mancusio Mirabile.

Originaria di Exilles, piccolo borgo della Val di Susa in provincia di Torino dove era nata nel 1876, e moglie di un ingegnere delle ferrovie, Ernestina Prola nel 1907 ottenne dalla Prefettura con il controllo del Genio Civile la “licenza per la conduzione di veicoli“, il documento indispensabile per poter guidare le poche vetture allora circolanti che era stato istituito con il regio decreto regio n. 416 del 28 luglio 1901. Appassionata di motori, si tramanda che abbia avuto anche una esperienza come pilota da corsa.

Il suo primato però è stato messo in discussione a metà degli anni Duemila dall’ACAIS (Associazione Cultori Auto di Interesse Storico) in favore di Francesca Mancusio Mirabile. Nata nel 1893 a Caronia, provincia di Messina, da una famiglia di ricchi possidenti terrieri, già per i sedici anni ricevette come regalo dal padre (cavalier Luigi Mancusio) una “Isotta Franchini”, una delle auto più prestigiose del tempo dal valore di 14.500 lire. E nel 1913 superò l’esame, che si svolse sul Monte Pellegrino, grazie al quale conseguì il “certificato di idoneità a condurre automobili con motore a scoppio“, che le fu rilasciato dalla Prefettura

Alla scoperta di Monza, il tempio iridato dei motori Ford

Alla scoperta di Monza, il tempio iridato dei motori Ford

Che cos’è Monza? È il circuito preferito da Ford per salire in cima al mondo della Formula-1. Autentico totem del motorsport per la sua carta d’identità pressoché centenaria, fu costruito e inaugurato in poco più di cento giorni nel 1922 per volere dell’Automobile Club di Milano, il tracciato sede domenica 12 settembre della novantaduesima edizione del Gran Premio d’Italia ha un feeling speciale con l’Ovale Blu. Perché è il luogo dove i motori col suo nome, i celebri Ford Cosworth, hanno conquistato il maggior numero (sette) dei loro titoli iridati (ventitré) tra piloti e costruttori.

Simbolo di questa età dell’oro, compresa tra il 1969 e il 1978, è Jackie Stewart. Il corridore scozzese, anche consulente della casa di Detroit una volta ritiratosi, proprio sull’autodromo brianzolo si è consacrato alla storia dell’automobilismo. Nel 1969 cinse del primo alloro il suo casco e gli alettoni della tanto sconosciuta quanto inafferrabile Matra. Due anni più tardi vi arrivò fresco del bis, ma ancora affamato per regalare il numero uno anche alla sua monoposto, la Tyrrell. Con la quale nel 1973, sempre a queste latitudini, fu incoronato sovrano dei motori per la terza volta.

Era una Formula-1 romantica. Chi guidava, era un cavaliere del rischio perché le vetture erano fragili e le piste pericolose. A Monza, tanto per fare un esempio, oltre l’asfalto c’erano gli alberi. Per vincere però non c’era sempre bisogno della meccanica migliore, perché era un’epoca dove l’uomo al volante faceva sempre la differenza. Come il brasiliano Emerson Fittipaldi che nel 1972, in questo tempio della velocità, tolse lo scettro dalle mani di Sir Jackie e con i suoi soli punti (61) consentì che il rombo degli otto cilindri Ford facesse da colonna sonora anche alla gioia della sua Lotus.   

Amaro invece l’ultimo acuto, quello di Mario Andretti su Lotus, 10 settembre 1978. A oscurarlo, la tragedia del suo compagno di squadra, lo svedese Ronnie Peterson, morto in ospedale dove era stato ricoverato per la frattura alle gambe rimediata in un incidente al via. Un dramma non episodico. Perché, oltre alla fama e alla gloria, la storia di Monza narra anche dolori.

Nel 1955, durante alcuni test privati, perse la vita Alberto Ascari, ultimo italiano campione del mondo. Uscì di strada all’allora curva del Vialone, successivamente tramutata nella variante che oggi porta il suo nome. Dopo di lui la sventura colpì l’austriaco Jochen Rindt (qualifiche del 1970) e il tedesco Wolfgang Von Trips, che perse il controllo della sua Ferrari prima della curva Parabolica, travolgendo quindici spettatori. Era il 1961 e fu l’ultima edizione sul circuito di dieci chilometri. Già, perché allora il gran premio si disputava su un percorso comprensivo della peculiarità di Monza: l’anello alta velocità, conosciuto anche come “sopraelevata”.

Un ovale lungo 4,2 km e formato