Archivi mensili: Ottobre 2021

Green pass nelle aziende: la scelta di Authos

Green pass nelle aziende: la scelta di Authos

Ecco come il dealer Ford numero uno su Torino e provincia ha deciso di gestire l’accesso ai suoi ambienti

Gestione interna e senso di responsabilità. Sono le coordinate che ci siamo dati noi di Authos per adeguarci alle recenti normative sul green pass. Dallo scorso 15 ottobre, come stabilito dal Decreto Legge Nr. 127/2021, anche per i lavoratori delle aziende private è previsto l’obbligo della certificazione verde per accedere agli ambienti dove svolgono la loro professione. Una regola valida per ogni forma contrattuale, dal dipendente alla consulenza con partita Iva, e finalizzata ad accelerare il ricorso al vaccino contro il Covid-19.

Oggetto di forti discussioni in più parti d’Italia, in diversi vi hanno visto una violenza alle loro libertà individuali, questo provvedimento governativo è andato incontro anche ad altre problematiche. Come l’organizzazione e la gestione dei controlli da parte delle singole aziende. A maggior ragione se si tratta di realtà dislocate in più luoghi e su più comparti. Come nel nostro caso.

Oltre alla sede centrale di Moncalieri, Authos è presente a Torino, Ciriè e a Grugliasco con lo “Smart Lab”. In ognuna di esse non sono previsti orari fissi di entrata o di uscita. Un particolare che avrebbe complicato non poco le operazioni di controllo, come ci siamo resi conto al momento di elaborare la strategia da attuare.

Così, dopo un attento studio, su input del nostro presidente e CEO, Francesco Di Ciommo, abbiamo messo a punto una gestione interna all’insegna della responsabilizzazione. A controllare Authos è Authos stessa. Abbiamo nominato quaranta delegati, scelti tra i dipendenti (trenta) e i consulenti (dieci) che trascorrono più tempo in azienda anche in virtù del ruolo che ricoprono, ai quali è stato assegnato il compito di verificare se i colleghi, al momento dell’ingresso, dispongano o meno del green pass.

Un’operazione possibile tramite la app “Verifica C19”, scaricata da ciascun delegato sul telefonino aziendale, che consente di leggere il QR code del lasciapassare e stabilirne la validità.

Ma c’è di più. Il nostro ufficio CED (Centro Elaborazione Dati) ha predisposto un programma che registra le generalità del dipendente, il suo orario d’ingresso e chi lo abbia controllato. Queste informazioni vengono immediatamente trasmesse su un file Excel gestito esclusivamente dalla responsabile dell’ufficio del personale. In questo modo la situazione degli accessi è sempre monitorata.

I controlli avvengono soltanto quando il personale entra per la prima volta in azienda durante la giornata e, per maggior scrupolo, sono estesi anche ai visitatori occasionali, come i corrieri. Non è invece chiesto il green pass ai clienti dei saloni dove sono esposte le vetture. Per loro sono comunque previste le altre norme di tutela sanitaria valide anche per i dipendenti: igienizzazione delle mani, obbligo della mascherina e mantenimento della distanza di sicurezza.

Se vincolante per lavorare, il green pass non è necessariamente subordinato al vaccino. Si può entrare anche muniti di tampone negativo, a patto che

Quando le auto hanno nomi da animali

Quando le auto hanno nomi da animali

Alla scoperta delle vetture chiamate come le creature della natura

Quando l’automobile è un animale. E non per travestimenti carnevaleschi o macchinazioni genetiche terribili soltanto all’idea. Bensì per il nome che porta. Secondo una classifica stilata da un portale statunitense dedicato alle quattro ruote – Mojomotors.com – che ha analizzato la carta d’identità di almeno 215 vetture, il 15% di queste proviene dal mondo della natura e, in particolare, dalla fauna del pianeta. Un microcosmo abbastanza gettonato, il terzo dopo quello dei luoghi e dell’avventura. Facile anche intuirne i motivi, quasi sempre evocativi delle prestazioni o dell’estetica del veicolo di riferimento.

L’atlante degli animali è tra le letture predilette di Ford. Al punto da pescarvi il nome della sua automobile più iconica nel mondo: la Ford Mustang. Resa celebre da Steve McQueen nel film Bullitt (1968) e sinonimo di potenza e velocità, prende spunto da una razza di cavalli dell’America Nord Occidentale (l’antico Far West), i mustang, impossibile da domare, irrefrenabile nel movimento e capace di arrivare ovunque. Anche il Ford Bronco, fuoristrada abile nel muoversi sulle superfici più estreme, è un altro rimando al mondo equino. Perché prende spunto da un tipo di cavallo di scena nei rodei americani, nei quali è chiamato alle movenze più improbabili.

Dai quadrupedi ai felini. Nella gamma dell’Ovale Blu occupano una posizione di rilievo anche Ford Puma e Ford Kuga (sintesi del coguaro). Entrambe sono state così battezzate per la loro estetica, figlia delle principali caratteristiche dei due animali: slancio, aggressività e sinuosità.

Tra i pick-up c’è invece un richiamo ai rapaci della preistoria con il Nuovo Ford Ranger Raptor. Da non dimenticare, infine, alcuni modelli del passato come la Ford Scorpion, la Ford Taurus e, per l’universo dei volatili, la Ford Falcon e la Ford Thunderbird (“uccello di tuono”, creatura mitologica cara agli indo-americani dell’Arizona e del Nuovo Messico).

Anche un fresco partner di Ford, la Volkswagen, ama gli animali. A inizio anni Duemila la casa tedesca in Europa ha proposto due utilitarie dall’idioma selvatico: Lupo e Fox (volpe). Nel Nord America, invece, una variante più domestica, la “Rabbit” (coniglio). Anche se la creatura che ha reso il marchio di Wolfsburg noto a ogni latitudine rimane il “Maggiolino”, entrato nell’immaginario collettivo grazie al film di Walt Disney.

Per una Renault che di recente ha dato spazio ai marsupiali con il “Kangoo”, mentre alcuni anni fa aveva guardato tra le onde del mare con la “Dauphine” (delfino), c’è una Chevrolet Impala che rinvia alle savane africane. Da non dimenticare la Opel Tigra, una Jaguar che l’animale lo ha addirittura registrato all’anagrafe e una Peugeot che ne ha fatto il suo simbolo (il leone). E non è la sola.

Anche due storici marchi delle quattro ruote del nostro Paese hanno un quattro zampe come distintivo. Il toro per la Lamborghini. Un cavallo,

“Plastic Road”: quando la plastica sposa l’ambiente

“Plastic Road”: quando la plastica sposa l’ambiente

Come combattere l’abuso di plastica? Semplice: passandoci sopra. Nel vero senso della parola. Ed è indifferente se con l’auto, in scooter, a piedi, in bicicletta o per trasportare merci. Perché le strade di plastica sono la frontiera per trasformare uno dei principali nemici dell’ambiente in una risorsa per un futuro più economico e più green.

A prima vista surreale o inverosimile, questa soluzione per la viabilità è sempre più crescente in più parti del globo. All’India che l’ha scelta già da vent’anni, pavimentando oltre 100.000 chilometri con una colla polimerica ricavata da rifiuti di plastica triturati, nel corso del tempo si sono aggiunti diversi Paesi, fra i quali anche l’Italia.

In Europa l’idea ha preso piede soprattutto in Olanda. Precisamente a Zwolle, città di oltre 100.000 abitanti a 110 chilometri da Amsterdam, nella quale l’11 settembre 2018 è stata inaugurata la prima “Plastic Road”: una pista ciclabile lunga trenta metri, corrispondente circa a 218.000 bicchieri e 500.000 tappi di plastica, partorita dalle menti di Simon Jorritsma e Anne Koudstaal, due tecnici di KWS, azienda leader nella produzione di materiali plastici e partner del progetto insieme a Wavin, altro esponente del settore, e l’azienda petrolchimica francese Total.

Replicato anche nello sperimentale Giethoorn (piccolo centro nelle regioni del nord quasi interamente pedonalizzato), questo progetto fiorito nella terra dei tulipani è un’interessante alternativa ecologica all’asfalto che, emettendo particelle di CO2 (se ne calcolano 27 kg per ogni tonnellata), provoca il triste fenomeno delle isole di calore, cioè l’aumento di temperatura nelle aree urbanizzate.

Nel 2017 anche la Scozia aveva inaugurato la sua prima “Plastic Road“. Merito della start up “MacRebur“, che ha perfezionato un procedimento per la produzione di pellet polimerici al posto di una parte del bitume.

Da noi invece si è fatto ricorso a dei polimeri termoplastici nella pavimentazione di diversi aeroporti, fra i quali il “Marco Polo” di Venezia, mentre sull’Ardeatina, strada a elevata percorrenza alle porte di Roma, troviamo oggi il primo tratto al mondo costruito con un supermodificante in grafene e plastica riciclata, il “Gipave”, alla cui creazione ha collaborato anche l’università “Bicocca” di Milano.

Ma oltre a quelli ambientali, quali sono i vantaggi delle plastic road? Composte da materiale PET riciclato e formate da componenti modulari leggeri, facili da spostare e veloci da installare, hanno tempi di costruzione ridotti del 70% rispetto alle arterie stradali che siamo abituati a conoscere.

La loro conformazione, oltre a permettere l’installazione sotterranea di tubi e cavi, faciliterebbe il rifacimento della segnaletica e richiederebbe una manutenzione più semplice e dilatata nel tempo. Si calcola infatti che in virtù della maggior resistenza della plastica, come dimostrato dalle strade indiane che non hanno accusato il minimo cedimento nonostante il transito dei veicoli, questo tipo di carreggiata possa durare almeno tre volte di più rispetto ai tempi richiesti dall’asfalto prima di essere sottoposto a interventi aggiustatori.

La plastica inoltre reagisce meglio alle intemperie, sopportando temperature oscillanti tra un massimo

Verso la guida autonoma: l’accordo tra Ford e Mobileye

Verso la guida autonoma: l’accordo tra Ford e Mobileye 

Guida autonoma. Viaggia in questa direzione, il futuro dell’auto. Verso un mondo dove i veicoli assolveranno le diverse fasi del trasporto – accelerazione, direzione, frenata, arresto, ecc. – senza l’ausilio dell’intervento umano. 

Il conducente sarà un normale passeggero e, anche se al momento l’obiettivo primario delle quattro ruote è il raggiungimento delle zero emissioni nel 2050 grazie all’affermazione su scala globale della motorizzazione elettrica, è possibile già intravedere qualcosa di quella che sarà la mobilità del domani. Sia a livello di strutture, basti pensare ai sempre più diffusi dispositivi di assistenza alla guida (come l’Active Park Assist, che agevola le manovre di parcheggio) presenti sui veicoli dei nostri giorni, che di infrastrutture.

Nel periodo di Ferragosto del 2020 la governatrice dello stato del Michigan (Stati Uniti), Gretchen Whitmer, aveva annunciato la costruzione della prima strada riservata ai veicoli connessi e autonomi. Sessantacinque chilometri che collegheranno le città di Ann Arbor e Detroit. Un progetto sviluppato da una partnership di più brand di fama internazionale, fra i quali c’è anche Ford che proprio in Michigan, a Dearborn, ha il suo quartier generale. 

Non desta certo stupore la presenza dell’Ovale Blu in un’idea così avveniristica, considerando la sua costante avanguardia tecnologica.

Dodici modelli della sua gamma (Focus, Edge, Galaxy, Ranger, S-Max, Tourneo Connect, Tourneo Custom, Nuovo Transit Chassis Cab, Transit Connect, Transit Custom, Nuovo Transit Minibus e Nuovo Transit Van) sono dotati dell’Adaptive Cruise Control, il sistema che mantiene la distanza di sicurezza dal veicolo che ci precede adeguando la nostra velocità alla sua, e del Lane Keeping, la vibrazione al volante che avvisa il conducente quando esce di traiettoria e sconfina in un’altra corsia.

Questo genere di dispositivi sono apprezzati dagli stessi clienti Ford, come evidenziato da uno studio pubblicato dalla casa americana, che riporta come in Europa, nell’ultimo triennio, l’acquisto dei suoi mezzi dotati di cambio automatico sia cresciuto dal 10.4% (2017) al 31.3% (gennaio 2020). Un incremento sinonimo di maggior desiderio di comfort e di una guida meno stressante, soprattutto in fasi caotiche come il traffico urbano. 

Ora, per rendere ancora più appetibili le sue creature, Ford ha stretto un accordo con Mobileye, azienda leader nel campo dell’informatica e impegnata proprio sul versante della ricerca per la guida autonoma.

Obiettivo? Sviluppare un sistema anticollisione ancora più evoluto dell’attuale. Al momento su nove suoi esemplari sono installati il sistema di frenata automatica, che rileva la presenza di pedoni o altri veicoli grazie a una telecamera e a un radar installati sull’anteriore, e la frenata automatica d’emergenza, in grado di arrestare all’improvviso il mezzo se rischia di tamponare quello